L’addio di Roma a Monica Vitti: folla ai funerali per dirle grazie di averci fatto ridere e pensare (video)
Oggi a Roma è stato il giorno dell’addio definitivo a Monica Vitti. Con la celebrazione funebre nella Chiesa degli Artisti, dalla centralissima Piazza del Popolo, un mondo di appassionati cultori del suo cinema e della sua grandezza istrionica, ha tributato l’ultimo omaggio all’interprete, alla donna, alla mitica protagonista che dal grande schermo ci ha insegnato a ridere di noi stessi e dei nostri difetti. A sdrammatizzare e a guardarci dentro, con ironia e sensibilità. Accompagnandoci per decenni sulla strada del Belpaese in viaggio verso conquiste sociali e nuove epopee culturali, che Monica ha saputo descrivere, raccontare e rivisitare, attraverso personaggi intramontabili e storie indimenticabili.
L’addio a Monica Vitti: i funerali nella Chiesa degli Artisti
Tutto in quella piazza romana e in quella chiesa oggi parlava di lei. Anche quando il silenzio è calato improvvisamente sulla Piazza romana all’arrivo del feretro. Accolto dalla gente che lì si è data appuntamento per dire addio all’attrice e seguire la cerimonia sul maxischermo. Un feretro cosparso e circondato di fiori gialli che ricordano la solarità dell’attrice. E poi le mimose, le tante mimose, in omaggio alla grande donna e diva che Monica Vitti è stata. Poi, tra fiori e brusii composti, è spuntato un cartello con uno dei tanti pensieri di addio che recitava: «Grandiosa Monica. In paradiso gli angeli ti porteranno. A braccia aperte ti accoglieranno… Arrivederci». Parole che hanno espresso, una volta per tutte, dolore e rimpianto. Ma anche tutta «la nostra più profonda gratitudine» – come ha detto Walter Veltroni intervenendo durante la celebrazione funebre – «per averci fatto pensare, dolere, sognare, ridere, sorridere, condividere. E lo ha fatto per un pubblico di milioni di persone che oggi si sentono meno allegre senza di lei».
Un lungo addio cominciato 20 anni fa con l’esordio della malattia…
Senza un’attrice come poche, una donna unica. Che non abbiamo visto invecchiare in questi 20 anni di lungo addio alle scena. E che per noi non invecchierà mai. Come se questi ultimi due decenni spesi al chiuso della dimensione privata, nella riservatezza di una malattia crudele che l’ha sottratta all’amore del pubblico e all’affetto dei suoi cari già molto prima di giovedì scorso, l’avessero sospesa in una bolla di immortalità. Proprio la stessa che segna il destino della donna e denota l’appartenenza dell’artista all’immaginario collettivo dei grandi protagonisti di ieri e di sempre.
Monica Vitti, mille anime, un solo volto: il suo
E allora, non staremo qui a ricordare il ruolo, il film, il premio o il successo di un momento o di un titolo. Maria Luisa Ceciarelli, per tutti Monica, è stata la Ragazza con la pistola di Mario Monicelli e La donna scarlatta di Jean Valère. Teresa la ladra per Carlo Di Palma e Tosca per Luigi Magni. La supertestimone di Franco Giraldi e la protagonista e vittima di uno straziante Dramma della gelosia firmato Ettore Scola. E dato che, come provò a dire Dino Risi con il film omonimo, Noi donne siamo fatte così, Monica Vitti è stata anche Claudia, Valentina, Vittoria, Giuliana, Assunta, Lisa, Adelaide, Ninì, Isolina.
Il sodalizio con Antonioni, la seconda vita cinematografica con la commedia all’italiana
Ha incarnato il volto della donna che buca la barriera del tempo, che varca il confine tra epoche e stili, della storia più o meno recente di noi italiani. Lei, musa di Michelangelo Antonioni che per il regista, che fu anche suo compagno di vita, nella tetralogia de L’avventura (con La notte, L’eclissi e Deserto rosso) ha dato forma e sostanza all’impalpabilità della incomunicabilità tra uomo e donna. Ma che, al tempo stesso, è stata capace di rigenerare vis istrionica e linfa creativa votandosi alla commedia.
Il ritratto sul grande schermo di donne libere e consapevoli
Un’immagine e un simbolo. Un volto e mille volti. Tante storie e un solo ritratto: il suo. Quello di una donna che con la sua ironia e la sua impenetrabile bellezza, ha portato davanti la macchina da presa l’universo femminile in tutte le sue sfaccettature. Donne nevrotiche e gelose. Timide e sfrontate. Sexy e ingenue. Borghesi e proletarie. Risolute e impacciate. Autonome e ossequiosamente dipendenti e fedeli. Intraprendenti, ma anche disposte a incassarle di santa ragione. E sempre, comunque ironiche e divertenti. Mai patetiche, e a prescindere da tutto: libere e consapevoli.
Monica Vitti, immagine e simbolo di un Paese in cammino che oggi le ha detto ancora “grazie”
Ecco: il suo volto e la sua voce profonda hanno raccontato tutto questo e molto di più. Costruendo film dopo film, successo dopo successo, tassello dopo tassello, il grande mosaico che, attraverso l’arte e la vita di Monica Vitti – comprese le sue performance internazionali sui set di Losey, Jancsò e Bunuel – ha regalato al mondo l’immagine, l’odore, il colore e i chiaroscuri di un Paese in cammino. Quello che oggi si è fermato, tra confusione e lacrime, per tributarle l’ultimo saluto e un appassionato, inesauribile, commosso “grazie”.
Sotto il video postato da QN su Youtube.