L’alert dei Servizi segreti: “I foreign fighters cercano di rientrare in Italia con l’immigrazione”
È ad ampissimo spettro l’analisi fatta dai Servizi Segreti italiani, nella consueta relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza presentata al Parlamento, per identificare il ventaglio di rischi che è chiamato a fronteggiare il Paese.
Una minaccia variegata, un mix di sfide crescenti che non riguarda solo il terrorismo esterno – magari di matrice islamista – o l’eversione interna, con un’attenzione sull’anarco-insurrezionalismo che mira a fare il salto di qualità passando dal movimentismo al terrorismo. Si parla di cybersicurezza. Ma anche di minacce economiche sotto diversi profili: dal settore energetico a quello agroalimentare, dalle strategie di penetrazione delle cosche in appalti, opere pubbliche e scommesse alle metodologie utilizzate in maniera seriale dalle aziende cinesi per frodare il fisco italiano drogando il mercato.
144 foreign Fighters, 56 dei quali deceduti
Sono 144 i foreign fighters ‘italiani‘ e, di questi, rivelano i Servizi segreti italiani nella loro relazione annuale al Parlamento, 56 foreign fighters sono deceduti.
L’attenzione dell’intelligence italiana “continua a focalizzarsi anche sul rischio rappresentato dai foreign fighters” che sono “intenzionati a rientrare in territorio italiano, sia pure in stato di arresto o sotto falso nome, sfruttando anche circuiti criminali dediti all’immigrazione clandestina“.
“A questo proposito – si legge nel documento – oggetto di mirato monitoraggio sono quegli individui, colpiti da mandato di cattura internazionale per reati di natura terroristica, capaci di adattarsi temporaneamente e in maniera sommersa al territorio ospite, pur coltivando significative relazioni con estremisti all’estero. È il caso, tra gli altri, del foreign fighter marocchino arrestato il 9 luglio a Battipaglia”.
”Ex-combattente dello Stato Islamico in Siria e colpito da mandato di cattura internazionale per reati connessi al terrorismo – ricordano i Servizi segreti – era entrato illegalmente nel nostro Paese nel novembre 2020, utilizzando false generalità. In questo contesto, i provvedimenti di espulsione che nel 2021, come nel 2020, sono stati 59 – si sono confermati strumento cardine del modello nazionale di prevenzione, che mira a creare sinergie tra intelligence e Istituzioni di polizia, specie nell’ambito del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo-Casa”.
”Non può non rilevarsi come dei 59 soggetti espulsi nell’anno in esame, circa il 20 per cento fosse già stato destinatario di provvedimenti di rimpatrio a indicare le difficoltà connesse al monitoraggio degli individui allontanatisi dal territorio nazionale”.
L’Italia, il Papa e il Colosseo, i simboli che infervorano i jihadisti
“Le risultanze di un attento monitoraggio della galassia mediatica jihadista” evidenziano come l’Italia “continui a permanere all’attenzione, anche con la riproposizione in chiave minatoria – soprattutto a opera di media house e forum d’area pro Daesh – di simboli nazionali, come la bandiera italiana e il Colosseo, nonché di immagini di luoghi o personaggi simbolo della cristianità, quali Piazza S. Pietro e il Pontefice“, avvertono i Servizi d’intelligence.
“Daesh, in particolare – viene rilevato – nel porre in risalto l’impegno italiano nella lotta al terrorismo, non ha mancato di veicolare messaggi di minacce alla Coalizione “crociata” europea e appelli a diffondere il terrore in Occidente, ribadendo, tra l’altro, anche la promessa di conquistare Roma“.
Il j’accuse contro Lamorgese: esplosa l’immigrazione clandestina
Nei numeri la Relazione è un j’accuse contro le politiche migratorie della Lamorgese e dei governi Conte e Draghi.
“Instabilità politica, conflitti armati, incremento demografico, cambiamento climatico, precarie condizioni socio-economiche ed effetti della crisi sanitaria da Covid-19 hanno inciso, quali fattori di innesco, sull’andamento dei flussi dell’immigrazione irregolare in direzione dell’Italia”.
“Il fenomeno ha fatto registrare un trend incrementale per tutto il 2021 rispetto a quanto registrato nel 2020″, ammettono i Servizi segreti.
“In tale contesto, il monitoraggio intelligence – si sottolinea – è stato indirizzato verso le principali direttrici dei flussi migratori – confermando la Libia quale primo Paese di partenza dei migranti diretti verso le coste italiane, seguita da Tunisia e Turchia –, il modus operandi dei network criminali presenti in maniera capillare nelle principali aree interessate dal fenomeno, nonché, in stretto raccordo con le Forze di polizia, il rischio di ingerenze controindicate nei flussi, sebbene non emergano tuttora evidenze circa l’utilizzo strutturato dei canali dell’immigrazione clandestina per il trasferimento di jihadisti“.
Gli Anarco-insurrezionalisti dal movimentismo al terrorismo
“L’azione intelligence, in stretto raccordo informativo con le Forze di polizia, ha continuato a evidenziare, nello scenario eversivo interno, la particolare pericolosità delle componenti anarco-insurrezionaliste. – rivelano gli analisti. – Si è, infatti, nuovamente rilevata la propensione di tali realtà a mobilitarsi su un “doppio livello”, che prevede un attivismo tanto di caratura “movimentista” inteso a infiltrare le manifestazioni per promuovere più veementi pratiche di protesta, quanto di più marcata valenza terroristica con il compimento della tipica “azione diretta distruttiva” contro diversi target, correlati ad altrettante varie campagne di lotta“.
“In linea con una ideologia intrinsecamente ostile a ogni forma di “dominio” e, dunque, nella fase attuale, fermamente contraria alle restrizioni imposte dalla crisi sanitaria, le compagini libertarie hanno partecipato in maniera crescente alle contestazioni contro le misure anti-contagio, facendo registrare, soprattutto sul finire dell’anno in alcune piazze del Nord Italia, tentativi di sobillare i manifestanti ad attaccare i dispositivi delle Forze dell’ordine poste a tutela dell’ordine pubblico”, si legge nella Relazione.
Accanto all’epidemia da Covid-19, “il dossier ambientalista è stato uno degli argomenti che, nel corso del 2021, ha caratterizzato il dibattito pubblico e politico, soprattutto in relazione agli sviluppi delle politiche di transizione ecologica. È in tale contesto – ricordano gli 007 – che il movimento antagonista, in un’ottica di proselitismo, ha rinnovato il suo interesse sul tema, fortemente trasversale e attrattivo nei confronti di un uditorio prevalentemente giovanile. Nel senso, si è rilevata un significativo incremento dell’attivismo propagandistico e mobilitativo, che ha visto come principali obiettivi della protesta le multinazionali del comparto energetico, in particolare di quello estrattivo, principali responsabili, secondo la narrativa d’area, della “devastazione ecologica” del pianeta, e quali temi maggiormente all’attenzione il nucleare, la presunta privatizzazione del settore idrico e i cambiamenti climatici“.
La destra radicale intercetta il malessere sulla dittatura sanitaria
Nel 2021 “il tratto più qualificante della destra radicale, così come delineato dal quadro informativo, è stato correlato all’intensa opera di strumentalizzazione del dissenso all’insegna dell’opposizione alla cosiddetta ‘dittatura sanitaria‘ asseritamente ‘imposta dal Governo‘, coniugata, in taluni contesti, a strategie d’infiltrazione nei variegati movimenti di protesta contro i provvedimenti anti-contagio con l’intento d’innalzarne il livello di conflittualità, come avvenuto con l’irruzione nella sede nazionale della Cgil – scrivono gli analisti dell’Aisi. forse dimenticando il clamoroso flop dell’attività di prevenzione visto che l’incursione era stata preannunciata dal palco con largo anticipo. – Sullo scenario estero, si è assistito a un ulteriore consolidamento dei contatti sovranazionali tra le maggiori aggregazioni della destra radicale italiana e omologhe realtà straniere, anche mediante incontri e iniziative oltreconfine“.
La manifestazione del 9 ottobre scorso a Roma, ricordano i Servizi, è “degenerata nell’irruzione nella sede nazionale della Cgil da parte di militanti della formazione d’area Forza Nuova-Fn. A seguito dell’evento sono stati arrestati diversi esponenti della formazione, tra cui lo storico fondatore (Roberto Fiore, ndr). Gli arresti – sostengono i Servizi segreti – hanno determinato un sostanziale ripiegamento di Fn, facendo registrare, nei mesi successivi, una sua presenza in piazza molto più sporadica e localizzata. Secondo quanto emerso sul piano intelligence, la sovraesposizione mediatica di Fn ha risposto anche ad aspirazioni di assurgere a un ruolo di primazia all’interno di un ambiente militante da tempo affetto da accentuate frammentazioni e da dinamiche di concorrenzialità interna“.
Il persistere dell’emergenza pandemica “e il suo continuo riverberarsi su molteplici dimensioni – dall’acuirsi delle crisi geopolitiche alle dinamiche viepiù competitive delle relazioni economiche internazionali, dalle nuove criticità che occorre fronteggiare al fine di mitigare le tensioni sociali alle inopinate opportunità offerte dalla crisi sanitaria agli attori ostili – ha ulteriormente “alzato l’asticella” dell’impegno del Dis, dell’Aise e dell’Aisi finalizzato ad allertare precocemente il decisore politico sui pericoli per la sicurezza nazionale“.
Le strategie dei clan per inserirsi in appalti e scommesse
“Cosa nostra non rinuncia a perseguire strategie di penetrazione del tessuto socio-economico, specie a livello locale, con particolare riferimento agli appalti per la realizzazione di opere pubbliche e al settore del gioco e delle scommesse“, avverte la Relazione annuale dei Servizi.
“Le famiglie mafiose palermitane risultano tuttora impegnate in processi di riorganizzazione interna che, talvolta, hanno evidenziato il sorgere di fibrillazioni intra-claniche dovute all’assenza di adeguato spessore criminale della nuova leadership – si sottolinea. – Le evidenze concernenti gli assetti dei sodalizi catanesi hanno posto in luce un significativo dinamismo interno funzionale, tra l’altro, alla gestione dei tradizionali business illeciti, specie con riguardo al settore agrumicolo e al relativo indotto”.
L’attivismo della ‘Ndrangheta nel narcotraffico fino alle aree di produzione
Quanto alle altre organizzazioni criminali, come la ‘Ndrangheta, i Servizi segreti evidenziano la “persistente capacità infiltrativa, anche nei contesti di proiezione extra-regionale e all’estero, si riconnette a consolidate expertise corruttive e collusive, specie a livello locale, funzionali al reimpiego dei cospicui proventi del narcotraffico in settori di rilevanza strategica”.
“In virtù dei rilevanti margini di profitto che derivano dal traffico di droga, i sodalizi calabresi, interessati a ridurre le tensioni competitive inter-claniche, sfruttano variegati circuiti relazionali, anche all’estero, per assicurare l’approvvigionamento di stupefacenti dalle aree di produzione fino ai mercati di consumo – ricostruiscono i Servizi segreti. – In tale contesto, il porto di Gioia Tauro continua a rappresentare un importante snodo strategico attorno al quale gravitano gli interessi di storiche e potenti cosche“.
Cosi la camorra arriva a gestire le piazze dello spaccio
Riguardo alla camorra “il composito panorama criminale campano appare tuttora contrassegnato tanto dalla definizione di articolate strategie infiltrative ascrivibili all’attivismo dei clan più strutturati quanto dalla sussistenza di spinte competitive finalizzate alla gestione delle remunerative piazze di spaccio – chiariscono i Servizi segreti. – Le evidenze relative alle dinamiche dei sodalizi napoletani hanno attestato, tra l’altro, processi di riorganizzazione interna, ascrivibili all’azione di contrasto in direzione di importanti esponenti di vertice, così come la definizione di alleanze inter-claniche funzionali alla efficiente gestione di lucrosi business illeciti“.
I legami fra la criminalità pugliese e i clan albanesi
“D’altro versante, trova conferma la capacità del clan dei Casalesi di esprimere sofisticate ingerenze nel tessuto socio-economico e di condizionare i processi decisionali pubblici locali, seppure a fronte di processi di riorganizzazione riconducibili al ritorno in libertà di esponenti di vertice – continua il documento. – Le evidenze relative alla criminalità organizzata pugliese hanno, infine, posto in luce reiterati tentativi di ingerenza affaristico-criminale nel tessuto socio-economico locale e nei contesti di proiezione extra-regionale, unitamente a variegate sinergie tra quei sodalizi ed esponenti di camorra e di ‘ndrangheta finalizzate all’approvvigionamento di sostanze stupefacenti. Nel contempo, le evidenze confermano strutturate sinergie con i sodalizi albanesi funzionali allo sviluppo di lucrosi traffici illeciti via mare, su tutti il narcotraffico“.
Il focus sul gas e sulla dipendenza energetica dell’Italia
Il gas, “con una quota prossima al 40%, costituisce la principale fonte primaria del paniere energetico nazionale e la sua valenza è accentuata dal fatto che le centrali alimentate a metano rappresentano circa la metà della produzione elettrica italiana. Nella prospettiva della progressiva decarbonizzazione – scrivono gli 007 nella relazione annuale consegnata al Parlamento – e in linea con le previsioni del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, la rilevanza del gas appare destinata a perdurare, fino almeno al prossimo decennio, quale complemento delle rinnovabili discontinue (eolico e fotovoltaico) nella fase di transizione”.
”La strutturale ed elevata dipendenza dalle importazioni di gas, superiore al 95%, rappresenta dunque – mette in guardia l’intelligence – un elemento di significativa criticità per la sicurezza dell’approvvigionamento nazionale, la cui affidabilità risulta garantita, tuttavia, da un’ampia e diversificata capacità di importazione e da una dotazione di infrastrutture di stoccaggio in grado di compensare la stagionalità della domanda, nonché eventuali problemi di funzionamento di un gasdotto o di un terminale di rigassificazione“.
“In particolare”, viene rilevato, “il sistema infrastrutturale italiano rispetta la cosiddetta formula N-1, ossia la capacità di soddisfare, grazie alla ridondanza, livelli di domanda molto elevati anche in caso di interruzione della principale infrastruttura di importazione, ossia del gasdotto che trasporta i flussi in arrivo dalla Russia fino al punto di ingresso di Tarvisio e che, nel 2021, ha veicolato il 38% del fabbisogno nazionale“.
In forte crescita le campagne ramsoware dei cybercriminali
“Le attività del Comparto nel dominio cyber si sono indirizzate in maniera significativa verso la tutela delle infrastrutture nazionali più coinvolte nel contrasto della pandemia. Tali attività condotte dall’intelligence hanno consentito di rilevare una sensibile crescita di azioni cyber di matrice criminale, soprattutto attraverso campagne ransomware“.
“Per quanto attiene alle tipologie di attori ostili, nel 2021 si è assistito a un sensibile calo delle attività di matrice hacktivista e a un aumento delle azioni di matrice statuale.”.
”Inoltre, l’intelligence ha continuato a promuovere le attività volte alla messa a sistema delle capacità nazionali per individuare, prevenire e contrastare la minaccia ibrida”.
E la Cina cerca di prendersi l’Africa con i contractor della Wagner
Anche nel 2021 l’Africa ha costituito “oggetto di accorto e costante monitoraggio intelligence, anzitutto in ragione del persistere di focolai di crisi vecchie e nuove, in pressoché tutti i quadranti del Continente”. In questo “articolato contesto”, si legge nella ‘Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza‘, “hanno continuato a muoversi player globali (quali la Cina sul piano economico, e la Russia con una modalità asimmetrica anche riconducibile all’azione della compagnia militare privata Wagner) che tendono progressivamente a erodere spazi ai Paesi occidentali, la cui presenza in loco è da tempo oggetto di narrative ostili, specie nella fascia sahelo-sahariana“.
“D’altro canto – rileva l’Intelligence– è stato altresì evidenziato l’impegno di attori regionali sunniti attivi in un’agguerrita competizione di influenza ingaggiata attraverso sofisticati strumenti di proselitismo che, nel tempo, hanno contribuito anche ad alterare equilibri locali e ad alimentare processi di radicalizzazione“.
I raid delle aziende cinesi che aprono e chiudono per frodare il Fisco
“Significativa attenzione informativa è stata dedicata al fenomeno, emerso a più riprese anche in sede investigativa, della ciclica attivazione e cessazione, in un breve lasso di tempo, di variegate realtà aziendali, riconducibili a cittadini cinesi, disseminate sul territorio nazionale e attive perlopiù nel settore manifatturiero e del commercio al dettaglio, che hanno accumulato ingenti debiti nei confronti dell’Erario“. È il “fenomeno delle aziende cinesi con ‘breve ciclo operativo‘”.
“Le aziende cinesi facenti parte del descritto schema – continua la relazione – vengono tenute in vita per periodi non superiori a due o tre anni, ottemperando così a una rigorosa tempistica, frutto di esperienze illecite consolidate, ritenuta sufficiente ad accumulare ingenti debiti erariali, a titolo di mancato versamento degli oneri fiscali e previdenziali”.
”Il modus operandi più ricorrente, emerso a livello informativo, prevede, contestualmente alla liquidazione delle ‘vecchie’ imprese, in grado peraltro di far registrare significativi utili di esercizio, la costituzione di nuove attività commerciali, in una sorta di meccanismo di continuità aziendale, capaci a loro volta di porre in essere ulteriori attività illecite“.
La contraffazione nell’ agroalimentare che danneggia salute e ambiente
“La produzione agroalimentare italiana è leader globale nel settore, e il relativo brand del made in Italy è internazionalmente riconosciuto e apprezzato per la superiore qualità e genuinità dei prodotti. Conseguentemente – scrivono gli analisti – il settore dell’agroalimentare riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’economia italiana e costituisce una voce rilevante del nostro export nonché una percentuale significativa del pil nazionale. Nel settore agroalimentare il made in Italy subisce però da anni il fenomeno della contraffazione anche mediante la falsa indicazione di origine geografica su prodotti provenienti invero dall’estero e venduti anche all’interno del mercato nazionale“, rivela la ‘Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza‘ 2021.
“Ciò rappresenta, senza dubbio, una minaccia alla sicurezza nazionale – spiega la relazione – non solo dal punto di vista reputazionale del brand ed economico – considerato che la concorrenza sleale del prodotto straniero, fraudolentemente spacciato come italiano, potrebbe sfavorire la produzione interna con conseguenze occupazionali nel lungo termine – ma anche sul piano ambientale e della salute pubblica. Il fenomeno della contraffazione porterebbe, inoltre, alla commercializzazione di merce non controllata e potenzialmente coltivata in territori esteri, impiegando sostanze nocive illegali, come pesticidi e fertilizzanti“.
“Da qui l’ulteriore rischio di introduzione di specie aliene di parassiti, in grado di compromettere la produzione agricola nazionale. Non meno rilevanti gli effetti negativi che potrebbero derivarne”, sfavorendo la produzione interna,. E questo “potrebbe aggravare il già significativo trend nazionale di abbandono dei terreni agricoli, con conseguenze sulla stabilità idrogeologica e l’aumento del rischio di frane e allagamenti“, conclude.
La competizione geopolitica si giocherà fra i ghiacci eterni
“Il progressivo e sostenuto scioglimento dei ghiacci, l’apertura di nuove rotte di navigazione e il delinearsi di interessi collidenti dei Paesi rivieraschi hanno reso l’Artico un terreno conteso di competizione geopolitica“, avvertono gli analisti dei Servizi segreti italiani.
Le temperature “stanno crescendo a una velocità tre volte superiore alla media globale e, secondo recenti studi, l’Oceano Artico potrebbe essere completamente libero dai ghiacci, durante i periodi estivi, già a partire dal 2030” prospettano gli 007 italiani nella “Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza” 2021.
E la situazione in Antartide “è specchio di quanto sta avvenendo nell’Artico: competizione per le rivendicazioni territoriali, per le ricche risorse presenti e per l’espansione dei sistemi radar e di difesa missilistica”.
Da questo punto di vista “il Trattato Antartico, cui aderiscono 54 Stati e che per oltre 60 anni ha congelato le pretese territoriali e proibito ogni attività militare, si sta così indebolendo – predice l’intelligence. – Russia e Cina sono tra gli Stati più attivi nel cercare di guadagnare l’accesso alle risorse antartiche, capitalizzando su ricerca, spedizioni scientifiche e costruzione di infrastrutture, scontrandosi di frequente con altri Paesi interessati a mantenere lo status quo e a preservare il fragile ecosistema antartico“.
Articolo veramente interessante .Certo,vengono i brividi a pensare che tutto questo smulinio di problemi (conseguenti a scelte sbagliate o ideologiche del passato)debba essere affrontato da un alto consenso dato ai 5 stelle ,dopo l’ultima campagna elettorale di Grillo”mai con il PD”.Un successo nato da una falsita assoluta.Come assistere ad una farsa teatrale,ma come sappiamo,tutte le farse finiscono in tragedia.Per quanto riguarda la grande disponibilita’del Governo ad accogliere in Italia tutti i terroristi che lo vogliono, anche se malati di Covid, l’unica speranza e’ che le azioni malefiche di queste persone(che ci saranno) terminino di colpire la popolazione civile, ma la politica o altri che li vogliono accogliere.i. Termino facendo i complimenti alla Meloni per la sua iniziativa contro la guerra in Ucraina.Ma attenzione,il capo ucraino non mi pare innocente.Tiene una posizione intransigente perche’cerca di coinvolgerci nella protezione delle sue idee.Non e’ bello.Sacrifica il suo popolo perche’ vuole mettere nell’angolo la Russia,senza offrirgli altra scelta.Non e’uno statista,ma un incosciente pericoloso. Kruscev seppe comportarsi da statista. Mi spiace,ma la penso cosi’.E’l’Ucraina che ha in mano il suo destino,non noi.
La nostra folle politica antirussa ci porta a esiti drammatici