Dopo la delusione sul Quirinale, Draghi non resterà in politica: «Lo escludo. È chiaro?»
L’impegno politico di Maio Draghi finirà con la legislatura. Questo almeno è quanto emerge dalle risposte da lui fornite nella conferenza stampa convocata subito dopo i lavori del Consiglio dei ministri. Di fronte ai giornalisti, infatti, il premier ha infatti (categoricamente) smentito l’idea di voler prolungare la propria esperienza di «nonno a servizio delle istituzioni», come ebbe ad auto-definirsi in un precedente rendez-vous con la stampa, quello di fine anno. «Lo escludo. Va bene? È chiaro? Chiuso». Davvero una chiusura a riccio, ma quanto mai rivelatrice della bruciatura patita sul Quirinale. Segno inequivocabile che il “botta e risposta” con la stampa parlamentare a fine 2021 ha lasciato il segno.
Draghi nega di voler federare il centro
Allora Draghi immaginava che il Colle fosse a portata di mano e azzardò quella che a molti apparve come un’autocandidatura. Proprio lì, invece, ha dovuto registrare una doppia incrinatura: verso la sua stessa maggioranza e verso l’opinione pubblica. Oggi la posta in palio è ben più modesta – federatore di una ipotetica area di centro (ne ha scritto Stefano Folli su Repubblica di oggi), ma non per questo la smentita poteva arrivare meno secca. Altrettanto netto è stato Draghi nell’escludere il rimpasto di governo: «La squadra è efficiente e va avanti». Quanto al futuro dell’esecutivo, che tutti vedono condizionato, se non ipotecato, dalla prospettiva delle prossime elezioni, Draghi ha tracciato tre sfide. «Quella immediata – ha spiegato – è il caro energia».
Le tre sfide del governo
A seguire l’inflazione, «che sta aggredendo il potere di acquisto dei lavoratori e diminuendo la competitività delle impresa». E, infine, l’uscita dalla pandemia e implementazione del Pnrr, che – ha assicurato – «sta andando molto bene». Su quest’ultimo argomento, il premier ha citato anche i dati contenuti in una tabella predisposta dal ministro Giovannini relativamente alla realizzazione delle opere pubbliche e gli investimenti in infrastrutture. «Le aggiudicazioni di bandi – ha riferito – sono le più alte degli ultimi 20 anni, circa tre volte l’anno scorso e due volte nel caso dei trasporti e delle opere pubbliche. L’impegno che c’è oggi da parte degli enti attuatori è forte, molto forte. Il governo intende proseguire, questo – ha concluso Draghi – è il dovere di ogni governo».