Marsilio: «Il centrodestra nelle Regioni funziona: i leader non si condannino all’opposizione»

7 Feb 2022 9:44 - di Sveva Ferri
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Un richiamo al «pragmatismo» e a guardare ai «territori», dove «il centrodestra dimostra come, stando unito, governa in tre quarti delle Regioni». A lanciarlo è Marco Marsilio, rifiutando la lettura di Matteo Salvini secondo il quale «il centrodestra si è sciolto come neve al sole», perché, chiarisce, «non mi piacciono le battute giornalistiche». Per il governatore dell’Abruzzo, infatti, «se c’è un problema di coesione nazionale, altrettanto non si può dire nei territori» ed è a questi, a questo «buon punto di riferimento e di ancoraggio alla realtà», che invita a guardare «per ricostruire le ragioni dello stare insieme». E il caso Liguria? Anche quello per Marsilio ha, in realtà, ragioni nazionali: «Ho la chiara sensazione che Toti sia in cerca dell’approdo in Parlamento e questo produce guerre di successione».

Marsilio: «I leader non si condannino all’opposizione»

Intervistato dal Messaggero, Marsilio ha avvertito che «se qualcuno lavorasse davvero per dividere il centrodestra sarebbe a danno di tutti, non ci sarebbero vincitori». «Spero che i leader nazionali abbiano idee migliori, che non si condannino a stare all’opposizione o, magari, ad accontentarsi della ciotola di riso che potrebbe lasciare il centrosinistra a un centrodestra subalterno», ha aggiunto l’esponente di FdI, sottolineando che «serve una leadership condivisa, affinché il centrodestra diventi protagonista come numeri e condizioni socio-politiche dimostrano, arrivando pronti quando, cessate le resistenze che hanno impedito al popolo di esprimersi, si tornerà al voto».

Lo scetticismo sulle «operazioni di ingegneria»

Resta il tema di come riuscirci. Per Marsilio è bene stare «con i piedi per terra», senza avvilupparsi su «operazioni di ingegneria» come la federazione o il partito repubblicano. «I partiti sono questi, se poi qualcuno vuole avviare processi di fusione vediamo, dipende da contenuti e obbiettivi. Il banco di prova sarà la legge elettorale», ha avvertito il governatore dell’Abruzzo, per il quale «la buona volontà di mantenere la barra a destra si paleserà evitando di lavorare a norme che non prevedano obblighi di coalizione o programmi condivisi, favorendo la palude dell’ingovernabilità e dei sotterfugi, situazioni promiscue o emergenziali, con governi senza nessun radicamento popolare».

L’ultima parola spetta sempre agli italiani

«Esiste, in questa fase, un tentativo di mettere all’angolo Fratelli d’Italia?», ha chiesto quindi il cronista. «Registro – è stata la risposta di Marsilio – che in alcuni momenti di svolta, in cui si è cercato di definire un posizionamento comune, c’è chi ha fatto prevalere le ragioni della stabilità di governo rispetto alle prospettive di rafforzamento del centrodestra». «In ogni caso – ha aggiunto – arriverà un momento in cui saranno gli italiani a giudicare e scegliere. Credo che gli italiani di centrodestra non siano stati contenti di rieleggere Mattarella. È un’operazione scaltramente messa in campo dal Pd che sapeva di poter contare su questa carta di riserva e non si è reso disponibile ad alcuna trattativa, giocando al gatto con il topo».

E Salvini che parla di «orticelli»? Marsilio: «Mi rimbalza»

E Salvini che parla di «orticelli»? «Mi rimbalza», ha tagliato corto il governatore, ricordando che «è un argomento che si può attribuire a chiunque: non mi pare che ci siano partiti che santifichino le proprie posizioni in nome del bene comune e possano dare lezioni». Quanto all’accusa a FdI di voler andare a elezioni per capitalizzare il consenso rilevato dai sondaggi, Marsilio ha ricordato che il partito lo chiedeva anche quando era «al 4 o al 6 per cento», ma «si è fatto l’esatto contrario pur di non far governare chi aveva il consenso popolare». «Ora – ha chiarito – sta all’intelligenza dei nostri leader di partito non cadere nella trappola».

 

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