Migranti, arrestato scafista egiziano: durante una traversata disumana in 7 sono morti di freddo
Migranti, da Lampedusa a Pozzallo, continuano a susseguirsi sbarchi a profusione. Nel silenzio istituzionale e nell’operosità degli addetti ai lavori dell’accoglienza. L’ultimo approdo è quello avvenuto nella notte a Pozzallo, nel Ragusano. Dove gli uomini della Capitaneria di porto hanno soccorso al largo dell’Isola delle correnti una barca a vela con 96 migranti a bordo. Compresi una decina di donne e una quarantina di minori, provenienti in prevalenza da Afghanistan, Siria e Turchia. E sempre a Pozzallo è atteso stamani l’arrivo dell’Ocean Viking con 247 persone, soccorse in cinque diverse operazioni nel Mediterraneo centrale tra il 12 e il 14 febbraio. Tra loro ci sono anche 12 donne, 53 minori e un neonato di 5 mesi. Diversi i casi di ipotermia e ustioni da carburante curate dal team medico di bordo.
Migranti, approda a Pozzallo una barca a vela con 96 passeggeri
Una cronaca degli sbarchi che registra continui aggiornamenti. Come quella delle indagini sugli scafisti, trafficanti di essere umani che ciclicamente finiscono nelle maglie della giustizia. Come il 39enne egiziano che nella tarda serata di ieri gli uomini della Squadra Mobile di Agrigento hanno fermato in esecuzione di un provvedimento dei pm Andreoli e Vetro. L’uomo, infatti, come riferisce l’Adnkronos sul caso, «è gravemente indiziato di essere lo “scafista” che ha guidato il 25 gennaio scorso l’ imbarcazione con 287 cittadini extracomunitari nelle acque di Lampedusa, provocando la morte per ipotermia di ben 7 cittadini bengalesi». E ora l’uomo, al centro di un’inchiesta del Gip di Agrigento, dovrà rispondere di favoreggiamento della immigrazione clandestina e di omicidio colposo plurimo.
Sbarco con sette morti per ipotermia: arrestato presunto scafista egiziano
Il Procuratore Luigi Patronaggio, che ha coordinato le indagini, rivela che l’indagato era già al centro di un’indagine «per favoreggiamento della immigrazione clandestina». Quando, durante una traversata partita dalle coste libiche e condotta dall’egiziano, sette cittadini bengalesi, costretti a viaggiare in condizioni disumane, morirono per ipotermia nonostante il tempestivo intervento di soccorso di un’unità navale della GdF. Del resto, spiega ancora Patronaggio, «non è la prima volta che i trafficanti di essere umani libici affidano i migranti a cittadini tunisini o egiziani per affrontare la traversata del Canale di Sicilia, ultimo segmento del lungo itinerario della tratta che si diparte dall’Africa subsahariana, dal Centro Africa, dal Corno d’Africa e dall’Oriente Indiano».