Multa ai figli del capo di gabinetto di Gualtieri. Loro ostentano il classico “lei non sa chi sono io”
Fermati, i figli del capo di gabinetto del sindaco Gualtieri ostentano un classico “lei non sa chi sono io”. Peccato (per loro) che non basti: la multa scatta lo stesso. Ogni tanto ritornano, quelli del «Lei non sa chi sono io». Quelli che, per evitare rimproveri e sanzioni, scomodano l’albero genealogico. E rivendicano trattamenti ad hoc in nome di un blasone politico che nella loro mente si tramanderebbe di padre in figlio. E così, dato che tutto il mondo è Paese – tanto per citare un altro motto immarcescibile divenuto di uso corrente – anche la capitale può vantare i suoi illustri eredi e portabandiera del celebre detto che allude, neanche tanto alla lontana per la verità, a nobili discendenze prodromiche a trattamenti speciali quando si tratta di reprimende e sanzioni. Nel caso specifico di cui dà notizia l’Adnkronos, allora, i due malcapitati – in questa circostanza – sono i figli del capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, Albino Ruberti, che aveva ricoperto lo stesso ruolo anche alla Regione Lazio con Nicola Zingaretti.
Multa ai figli del capo di gabinetto di Gualtieri: e scatta un classico “lei non sa chi sono io”
I guai per loro due, 19 e 17 anni, sono cominciati ieri sera, quando i carabinieri li hanno fermati ai Parioli per un controllo di routine. I ragazzi erano con altri amici a bordo dell’auto del padre parcheggiata in strada. Solo che, quando i militari hanno chiesto i documenti per identificarli, i due avrebbero reagito in malo modo. Spiegando, per esempio, che visto il ruolo ricoperto dal padre in Campidoglio, e prima ancora in Regione, i Carabinieri avrebbero dovuto fermare altri e non loro. E sottolineando che, se le rimostranze fossero andate avanti, li avrebbero fatti trasferire. Una sfida, lanciata in nome di un atteggiamento che certo non ha impensierito gli uomini dell’Arma. I quali, proseguendo con l’identificazione, hanno anche scoperto come un episodio analogo, con simili recriminazioni e richieste veementi , fosse capitato poco più di 15 giorni fa.
I due fratelli, fermati, ai militari obiettano: “Lei non sa chi sono io”…
Il più grande dei due fratelli era stato infatti già identificato a metà gennaio durante un controllo a Piazza Euclide. In quel caso, i Carabinieri avevano invitato i ragazzi presenti in strada, circa una cinquantina, a indossare le mascherine e mantenere il distanziamento. Tra i sei “refrattari” ad osservare le norme e i richiami delle forze dell’ordine, per cui stava per scattare la multa, c’era anche il 19enne figlio del capo di gabinetto del sindaco. Che, pur non facendo in quell’occasione riferimento specifico al padre, avrebbe detto ai carabinieri di aver sbagliato a “beccare” proprio chi non dovevano prendere. E accusando i militari di non saper fare il proprio lavoro. Aggiungendo peraltro – secondo quanto riferisce l’Adnkronos – che comunque presto non lo avrebbero fatto più.
Per i due è scattata una multa, poi «regolarmente pagata»
Ma le cose non sono andate esattamente come i ragazzi aveva previsto: in nessun senso. Per i due è scattata una multa, «regolarmente pagata» ha fatto sapere il padre all’Adnkronos. Ma soprattutto, per entrambi è scattato un aspro rimprovero da parte del genitore, che ha invitato energicamente i figli ad avere il massimo rispetto per carabinieri e le forze dell’ordine in generale. E a non ricascarci più. Ma non illudiamoci che per un anello che cade, si spezzi tutta la catena: gli alfieri del “Lei non sa chi sono io” restano sempre tanti. E i privilegi che tentano disperatamente di difendere e vantare, come noto, si tramandano di generazione in generazione. Pertanto…