Rampelli, Putin? Ma che statista visionario, è un tiranno, figlio del Kgb da cui non s’è mai emancipato
Rampelli rilegge Putin alla luce di quanto sta accadendo. E non può non rilevare: è un prodotto del Kgb da cui proviene, che rimette in campo l’Armata Rossa e ci rende tutti ucraini. In questi giorni di guerra, di trincea e di sanzioni, statisti e istituzioni, politologi e psicologi si arrovellano sulla personalità di Putin e sui perché delle sue prove di forza. Sulla sfida a Ue e Nato e all’ordine mondiale rilanciata con l’avanzare di flotte per mare e carri armati via terra. Concentrandosi addirittura sul linguaggio. Sulle parole – da Urss a Lenin, con la ripetizione insistita di termini come potere e autorità – con cui il presidente russo sta affrontando la situazione negli ultimi giorni.
La disamina di Rampelli su Putin
Non si sottrae al confronto il vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia, che in un’analisi proposta sulla sua bacheca Facebook, propone una rivisitazione storica del personaggio e del passato che lo procede. Un background pesante, di cui Putin torna a farsi portavoce. E a strappare per sé il ruolo da protagonista di ritorno in queste ultime, drammatiche ore. «A 65 anni dall’invasione di Budapest e a 55 da quella di Praga – scrive Rampelli sui social – la nuova Unione Sovietica ci riprova e rimette in campo i carri dell’Armata Rossa. Entrati da ogni lato in Ucraina. Putin si dimostra un tiranno che vuole ridurre le nazioni libere e indipendenti a Paesi satellite, con tanto di governi fantoccio».
Altro che statista visionario: Putin è un tiranno
«Altro che statista visionario – ha proseguito Rampelli nella sua disamina –. Nella Russia che comanda si avvelenano i giornalisti critici. Si auto conferiscono pieni e perenni poteri. E si reprime con violenza il dissenso, si sogna un nuovo impero». Non solo, prosegue Rampelli: «Ieri ci sono stati 1700 arresti di persone innocenti che manifestavano per la pace, senza bandiere. Il mondo libero è in bilico perché se intervenisse sarebbe la Terza guerra mondiale. Abbiamo provato a recuperare la Russia nel perimetro e nelle buone abitudini dell’Occidente, ma la missione è fallita. Putin non si è mai emancipato dal Kgb da cui proviene e tutti devono farsene una ragione».
Il frutto del «Kgb da cui proviene e da cui non si è mai emancipato»
Un ritratto, quello di Putin che propone Rampelli, che collima con quanto osservato in questi giorni in diversi consessi psichiatrici, che restituisce di “Zar Putin” l’immagine accreditata in queste ore anche dal vicepresidente della Camera dei deputati. Quella di un uomo prodotto dell’apparato dei servizi segreti sovietici che raccoglie quell’eredità del Kgb dell’epoca del comunismo e la declina a una rivisitata logica del potere, di stampo sovietico e dalla visionarietà imperiale. Mentre, a fronte di tutto questo, sottolinea Rampelli: «L’Ucraina si sta difendendo disperatamente ed eroicamente. I missili colpiscono le case. La gente muore per mano di un folle. Il sangue dei patrioti che affrontano un gigante militare a mani nude scorre nelle strade».
«La libertà non è negoziabile… Siamo tutti ucraini»
E ancora, prosegue l’esponente di Fdi: «Mentre qui fioccano stuoli di pentiti che hanno confuso la necessità di occidentalizzare la Russia con la venerazione per Putin il sanguinario. Qualche buontempone con il sedere al caldo si permette di simpatizzare per il neo zar comunista». «No miei cari – ha concluso Rampelli – la libertà è un bene non negoziabile. Una conquista dolorosa di popoli e generazioni. Uomini e donne. Giovani e anziani. Che va preservata da patetica faciloneria, stolta arroganza e da qualunque rigurgito di ideologia. Siamo tutti ucraini».