Report, Sansonetti conferma e rilancia: «Caro Ranucci, il materiale che ti accusa è inedito»
Ormai è un duello, di quelli veri, dove alla fine, solo uno restava in piedi. E così sembra ora per quello che vede da una parte Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, trasmissione di RaiTre, e dall’altra Piero Sansonetti, direttore del Riformista. Ma facciamo un passo indietro per tornare all’audizione dell’ad Rai Fuortes davanti alla Commissione di Vigilanza. In quella sede il deputato Andrea Ruggeri (Forza Italia) dava lettura del contenuto di alcuni polemici whatsapp inviatigli da Ranucci, in cui il conduttore alludeva a migliaia tra dossier ed email in suo possesso zeppe di informazioni “sensibili” su esponenti politici. Allucinante, considerando che si tratta di giornalista del servizio pubblico. Sul punto l’Audit Rai ha aperto un’istruttoria. Si vedrà.
Il conduttore: «L’audio è manipolato»
Ma torniamo al duello. Ad aprire le ostilità, l’articolo sul Riformista di Aldo Torchiaro sul cosiddetto «metodo Report». Di che cosa si tratta? Per Torchiaro gli scoop di Ranucci altro non sarebbero se non il frutto di compravendita di documenti prodotti da free lance. Acquisti, insomma, più che inchieste. Il giornalista cita alcuni filmati acquistati «per demolire la reputazione di un politico». Addirittura con un «raggiro». In pratica, i free lance gli avrebbero inviato per posta e in forma anonima i filmati che incastravano il politico. Poi però gli avrebbero proposto un servizio qualsiasi, anche privo di interesse, che Ranucci avrebbe fatto acquistare e fatturare dalla Rai. Ristorando così i free lance del servizio inviato in via anonima e per posta.
Ma Sansonetti: «Nessuna manipolazione»
«Questo non è giornalismo d’inchiesta ma è raccogliere fango e tirarlo dove capita. È killeraggio», è il commento di Sansonetti, che evoca la complicità di «amici potenti» e dei «servizi segreti». Dal canto suo Ranucci parla di audio manipolati, come certificato da due perizie. Il conduttore si riferisce ad una vicenda che coinvolse l’ex-sindaco leghista di Verona Flavio Tosi. Furono due suoi «emissari», assicura Ranucci a registrare l’audio con l’intento di bloccare un’inchiesta. «L’allora ex sindaco mi accusò di dossieraggio illecito, di dossier acquistati con fondi neri Rai. Le accuse si rivelarono false, il nastro manipolato e Tosi fu condannato nel 2019 per diffamazione». Da qui l’annuncio di querela contro Sansonetti. Che però contrattacca: «Sigfrido, attento, non è un audio. E non è manipolato. Ed è del tutto inedito. Lo abbiamo verificato».