Saman, il cerchio si stringe: arrestato il cugino latitante a Barcellona. I genitori ancora introvabili

14 Feb 2022 11:31 - di Greta Paolucci
Saman

Lo hanno arrestato a Barcellona: Nomanhulaq Nonamhulaq, il cugino latitante di Saman, che gli inquirenti al lavoro sul caso della scomparsa della 18enne pakistana accusano di essere uno degli autori dell’omicidio della giovane, alla fine è saltato fuori. L’ultimo sospettato di un’inchiesta lunga e complessa, è nelle mani della giustizia. Si trovava in Spagna, in un appartamento nel centro di Barcellona appunto, quando gli agenti della polizia locale, in cooperazione con i carabinieri di Reggio Emilia, lo hanno trovato e fermato. L’uomo, che aveva fatto perdere le sue tracce, è indagato per l’omicidio della 18enne pachistana scomparsa dal 30 aprile 2021 da Novellara (Reggio Emilia). E che per gli inquirenti è vittima del clan familiare che – a partire dai suoi genitori – ha deciso di farle pagare con la vita la sua ribellione a un matrimonio combinato.

Saman: arrestato a Barcellona il cugino latitante

Ora il cerchio si stringe su quelli che, per la Procura che indaga, sono gli assassini della ragazza. Oltre che i responsabili dell’occultamento del suo cadavere. Gli inquirenti però, lo ricordiamo, finora non hanno ancora trovato il corpo della giovane pakistana scomparsa. Nonostante ricerche approfondite, che hanno richiesto un ingente dispiegamento di uomini e di mezzi. Concentrate per lo più nelle serre intorno al casolare in cui la famiglia della vittima viveva. E dove parte del clan degli Abbas lavorava. Mancava solo lui: Nomanhulaq, fuggito dalla provincia reggiana il 10 maggio con Danish Hasnain e Ikram Ijaz, rispettivamente lo zio e un altro cugino di Saman, che le forze dell’ordine hanno intercettato e arrestato nei mesi scorsi all’estero. Entrambi presi in Francia e nel frattempo estradati in Italia.

Un omicidio progettato ed eseguito in famiglia

Con loro c’era anche il fratello minorenne di Saman, che gli agenti avevano bloccato al confine tra Italia e Francia, per poi affidarlo a una comunità protetta dove si trova attualmente. Sono proprio le dichiarazioni del ragazzo, che gli inquirenti hanno sentito nel corso dell’indagine anche in incidente probatorio, che accusano gli altri familiari dell’atroce delitto. Un omicidio punitivo, secondo le ricostruzioni investigative, ordito ed eseguito dai familiari della vittima, e di cui sarebbero complici i genitori della 18enne. Una madre e un padre che alla figlia non hanno perdonato l’essersi ribellata ai precetti del credo islamico e ai doveri oscurantisti imposti da un cultura di vita da cui la famiglia pakistana non ha mai voluto discostarsi. Rinnegando il principio d’integrazione nel tessuto sociale italiano di cui facevano parte ormai da tempo. E ogni possibile affrancamento da obblighi morali e religiosi, anche a costo di sacrificare la vita di una figlia.

I genitori di Saman, gli ultimi latitanti introvabili: hanno fato perdere le loro tracce in Pakistan

Ebbene, oggi sono proprio i genitori della povera Saman, latitanti in Pakistan, i ricercati più irreperibili. Fuggiti all’indomani del delitto, hanno fatto perdere le loro tracce una volta rientrati nel Paese d’origine, dove sembrano davvero essere riusciti a scomparire. Così come sembra introvabile il corpo di Saman. A carico di Nomanhulaq, allora, così come per l’altro cugino e per lo zio Danish, grava anche l’accusa di occultamento di cadavere. Un sospetto che un video del 29 aprile – che ritrae il 35enne arrestato oggi in Spagna, con l’altro cugino della ragazza e con lo zio, mentre uscivano dal casolare di famiglia – con attrezzi da lavoro, pala e piede di porco, avvalora l’ipotesi degli inquirenti. Quella secondo cui il gruppo, immortalato in quelle immagini, stesse andando a scavare la tomba della giovane. Che, sempre secondo l’accusa, lo zio avrebbe materialmente assassinato il giorno dopo.

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