Sangiuliano: “Putin si sente ancora il tenente colonnello del Kgb. Ma sta perdendo consenso”

25 Feb 2022 17:01 - di Adriana De Conto
Putin Sangiuliano

Uno che ben conosce bene Vladimir Putin per averlo studiato in tutte le sue mosse per una biografia recente (Putin, vita di uno Zar, Mondadori ) è il direttore del Tg2 Gennaro  Sangiuliano: del dittatore russo dice: «L’invasione fa parte di un disegno. Per il presidente la caduta dell’Urss è stata un trauma». In una lunga intervista a Libero il giornalista e saggista spiega molti aspetti politici e psicologici che sono riconducibili all’invasione dell’Ucraina.
Anzitutto il suo vissuto. «Lui  è un figlio dell’Urss e dell’assedio di Leningrado, dove i russi persero 700mila vite umane e Putin subì danni diretti a livello familiare. Tutta la sua psicologia è generata dalla sindrome dell’assedio: ossia dall’idea che la Russia venga assediata e abbia necessità di difendersi dalle minacce esterne. A questo trauma si somma quello della dissoluzione dell’Unione Sovietica: a quell’epoca Putin era il capostazione del Kgb a Dresda».

Sangiuliano: “Oggi Putin si sente ancora il tenente colonnello del Kgb”

La sua esperienza nel Kgb non è secondaria in questo quadro. «Quando crollò l’Urss, il Kgb fu l’unico apparato che restò in piedi e funzionante, essendo un’élite della società russa, uno Stato nello Stato. Il Putin di oggi è ancora il tenente colonnello del Kgb. Lo si era visto già anni fa, con l’intervento in Cecenia, prova generale dell’Ucraina. Putin fu di un’estrema durezza ai limiti della forza bruta». Suo è il mito della Grande Russia. Racconta Sangiuliano che quando si dissolse l’Urss  “e tutti quanti toglievano i quadri di Marx, Lenin e Stalin dalla stanze, Putin li sostituì con il quadro di Pietro Il Grande, una chiara evocazione della Russia zarista”. Il suo immaginario è nutrito di zarismo e comunismo, “forze antitetiche sul piano della storia: lui ha cercato di sintetizzare nello spirito russo questi due tratti”.

Fin dove può spingersi Putin

Ma ora a noi interessa l’oggi, fin dove può spingersi Putin. E l’analisi non ci tranquillizza «È un imperialista che utilizza contro l’Ucraina l’armamentario antinazista; visto che una parte degli ucraini durante la Seconda Guerra Mondiale si schierò con Hitler. La sua filosofia geopolitica di riferimento è il panslavismo: lui desidera un’area di influenza geopolitica che coincida con la vecchia Urss: e quindi comprenda le repubbliche baltiche, la Moldova e le repubbliche dell’Asia centrale e del Caucaso». Fin qui le idee. Poi c’è la realtà.

Sangiuliano: “Putin sta vivendo un isolamento che può portarlo alla paranoia”

E Sangiuliano ci informa di un dato importante. Un recente sondaggio attesta che  “solo” il 53 per cento dei russi condivide la sua iniziativa militare. Da notare – spiega il direttore del Tg” – che è una maggioranza risicata. Il che vuol dire che non tutti sono con lui in questa operazione militare. La società russa non risponde in pieno alle aspettative di Putin: “si è evoluta, i russi hanno cominciato a viaggiare e ad apprezzare i valori di libertà e democrazia”, spiega Sangiuliano. Che evidenzia come in questa precisa temperie storica Putin sia “isolato,  vive all’interno della sua cerchia, chiuso nel suo castello; circondato da persone che gli danno una falsa rappresentazione della realtà. Questo isolamento alla lunga può portare alla paranoia”.

“Si è lanciato in una gierra patriottica per ridare smalto al suo potere”

Quindi, cos’ha nella testa Putin? «Il fattore prevalente è quello geopolitico. Ma le sue mosse si spiegano anche con una sorta di logoramento del potere. Sono passati più di vent’anni da quando Putin è diventato per la prima volta premier e poi presidente. Il suo potere si è via via logorato, e ora lui prova a ridargli smalto lanciando una guerra patriottica». E ora veniamo ai putiniani d’Italia. Alla domanda se hanno sbagliato i sovranisti europei a elevarlo a loro punto di riferimento risponde: «Non parlerei di errore. Sbaglia chi esalta Putin, dimenticandosi che noi dobbiamo essere atlantisti. Ma sbagliano anche i liberal che non vogliono comprendere la profondità di certi processi storici. Anche Solzenicyn sosteneva che la Russia non sarebbe mai potuta diventare come gli Usa. E lo stesso Sergej Brin, russo cofondatore di Google, nota come la Russia vada rispettata nella sua peculiarità storica».

E conclude: «Putin preparava questa mossa da mesi. Non organizzi un’invasione su così larga scala in poche settimane. L’Occidente da 3-4 anni è distratto rispetto alle vicende ucraine, mostrando la sua fragilità. Biden poi non è all’altezza di Obama, Clinton o George W. Bush, non è un leader di statura. Mancano infine figure come Berlusconi, che fece un grande lavoro a Pratica di Mare, consentendo di evitare scene come quelle a cui stiamo assistendo oggi».

 

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