“Schiavitù mentale”, lo sfogo di Ruggeri sulle mascherine all’aperto. Lo psichiatra: scaramanzia
Da venerdì 11 febbraio le mascherine all’aperto non sono più obbligatorie nel nostro Paese eppure, andando in giro, le persone che continuiano a mantenerlo sono la maggior parte. Parla di “schiavitù mentale” Enrico Ruggeri che si sfoga su twitter stigmatizzando uno stato psicologico ormai incardinato nelle nostre menti. Il dibattito sui social è molto animato sul tema mascherine. Restano obbligatorie laddove si verificano assembramenti. Nonostante questo, basta andare in giro per rendersi conto che il via libera è come se non ci fosse stato.
Enrico Ruggeri apre la polemica su twitter sulle mascherine all’aperto
“In giro per Milano: un bel 30% di gente ancora con la mascherina, compresi dei giovani. La schiavitù mentale è più forte di quella legislativa”. Il fenomeno è stato già notato in questi pochi giorni. Non sono a Milano, anche a Roma il Messaggero ha fatto un’inchiesta sul campo e a “Zona bianca” su Rete 4, domenica un servizio da Trastevere documentava anche giovani che indossavano la mascherina all’aperto.
Ruggeri, le mascherine all’aperto non sono più un obbligo eppure…
Sui social si è aperto una diatriba tra chi difende la scelta di continuare a indossarle e chi, invece la critica. Anche sul profilo di Ruggeri c’è chi lo critica e chi approva la considerazione che fa sulla “gabbia” mentale che il Covid ci lascia. Enrico Ruggeri, dopo aver fatto una passeggiata a Milano ha espresso la sua idea in maniera decisa. Lo aveva fatto anche il medico Alberto Zangrillo qualche ora prima. Molti utenti gli rispondono, alcuni rifiutano il concetto di “schiavitù mentale”. “Direi di iniziare e continuare a pensare che ognuno farà come crede – scrive uno sul social. “Che chi la indosserà lo farà per motivi personali, e chi non vedeva l’ora di toglierla, come me, la toglierà. E tutti, ma proprio tutti dovrebbero evitare arringhe di proselitismo”. Al che il cantante ha risposto. “Hai perfettamente ragione. Ma la frase ‘ognuno farà come crede’, purtroppo, non è mai stata applicata negli ultimi due anni. O sbaglio?”.
Il parere dello psichiatra: non dimentichiamo il carattere degli italiani
Insomma, la foto libertoria dell’infettivologo Bassetti che getta la mascherina in aria non ha fatto breccia degli italiani. La discussione continua e sul tema si è espresso in un’intervista al Corriere della Sera lo psichiatra Massimo Ammaniti: “Mi sono stupito anch’io. C’è un primo aspetto che definirei contro-fobico. Di fronte alla paura del contagio, che certo non è finita perché non è definitivamente finito il contagio, la mascherina è ancora vista come uno strumento capace di sconfiggere il virus. Continuano a portarla anziani, adulti e gli stessi giovani.
“C’è un carattere italiano – aggiunge il professore- legato al rapporto col potere, che non va sottovalutato. In Gran Bretagna da sempre si ostenta la scelta di non portare mascherine: un gesto di fiducia nella forza del corpo, quasi una sfida alle leggi: ma in quel Paese tagliarono la testa a un Re. In Francia ci sono state rivolte per le mascherine, e anche lì c’è stata la grande Rivoluzione. L’italiano, che non ha visto nulla del genere nella propria storia, preferisce adattarsi, evitare contrasti con la legge, essere in regola”.
“La indosso perché mi porta bene…”
“Ma c’è anche un aspetto scaramantico e propiziatorio, anche questo molto italiano”, analizza lo psichiatra: “la indosso perché mi porta bene, così non mi contagio. Un po’ come uscire con l’ombrello per esorcizzare l’acquazzone. Aggiungerei un altro dato: c’è di mezzo l’educazione familiare italiana. Pensiamo a certi adolescenti australiani che, col freddo intenso, escono di casa in pantaloncini e t-shirt. Le mamme italiane invece coprono i figli con sciarpe, maglioni, cappelli. La mascherina rientra in questa cultura della protezione. Insomma, gli italiani riproducono i comportamenti appresi nell’infanzia… In più va ricordato che la mascherina ha abbassato il picco della normale influenza stagionale. Infatti i giapponesi la indossano da sempre”.