Scuola, a Bianchi piace l’idea del latino alle medie. Ma se ne lava le mani: «Se ne occupino i docenti»
Sì al latino alla scuola media, purché a occuparsene siano i singoli istituti. È la “concessione” del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, il quale pur riconoscendo il valore delle lingue classiche, ha chiarito che a mettere mano all’«intervento normativo» per una reintroduzione a livello nazionale non ci pensa proprio.
La richiesta di reintrodurre il latino alla scuola media
Il tema è stato portato all’attenzione da alcuni senatori di Forza Italia, fra i quali la capogruppo Anna Maria Bernini, che hanno presentato un’interrogazione nella quale, dopo aver ricordato che «a partire dall’anno scolastico 1977/1978 l’insegnamento della lingua latina nella scuola media italiana è stato abolito con legge n. 348 del 1977», chiedevano al titolare del dicastero di viale Trastevere di «valutare la possibilità di reintrodurre» la materia «nelle scuole secondarie di primo grado, non solo alla luce delle sollecitazioni di diversi studiosi, ma soprattutto riconoscendo il grande valore formativo di questa disciplina, funzionale al perfezionamento della comunicazione nella lingua italiana e alle competenze interpersonali, sociali e di cittadinanza, fondamentali per il percorso di crescita dei nostri studenti».
Bianchi fa l’elogio delle lingue classiche a scuola
Bianchi, che non ha mai nascosto una certa propensione per la formazione professionale, nella sua risposta scritta, non ha mancato di concordare «nel riconoscere il valore formativo delle lingue classiche, essenziali per comprendere il presente e per sviluppare i saperi fondamentali che conducono alla riflessione e alla più ampia conoscenza del mondo e della società moderni, allo spirito critico e al ragionamento necessari per l’emancipazione delle alunne e degli alunni, per la cittadinanza europea e per la difesa dei valori comuni». E ha anche ammesso che, dunque, la scelta di reintrodurre il latino potrebbe essere opportuna «per valorizzare l’eredità della tradizione greca e latina, così da trasmetterla alle studentesse e agli studenti, non soltanto come patrimonio del passato, ma come chiave di interpretazione e di lettura della contemporaneità».
Ma di mettere mano a una legge non se ne parla
Detto ciò, però, ha anche sottolineato che «un’eventuale reintroduzione di tale disciplina richiederebbe, un intervento normativo di tipo regolamentare che vada ad incidere sull’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola secondaria di primo grado con una rimodulazione dell’intero piano di studi e dei relativi quadri orari». Dunque, non se ne parla. Però, è stata la “concessione”, se ne possono far carico le scuole.
La “concessione” del ministro: decidano i collegi docenti
«È importante considerare – si legge ancora nella risposta di Bianchi – che i collegi dei docenti possono, nell’ambito delle prerogative concesse dal “Regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche”, attivare insegnamenti e potenziare discipline, nel limite massimo del 20 per cento dell’orario delle lezioni. Alla luce di tale quadro di riferimento, si può ritenere, pertanto, che il piano triennale dell’offerta formativa delle scuole secondarie di primo grado possa prevedere, se opportunamente deliberato – ha concluso Bianchi – anche l’insegnamento del latino».