Speranza ci fa perdere la speranza: “Il Green pass resta fino a quando non saremo fuori dall’emergenza”
Il Green pass? Resta, almeno fino a fine emergenza, quindi non prima di aprile, ma la prospettiva, secondo quanto fa sapere il ministro della Salute Roberto Speranza, potrebbe allungarsi ancora, anche a tutta l’estate. “La pandemia ha reso evidenti almeno tre limiti della nostra sanità: il ritardo nel sapersi adeguare ai bisogni di una popolazione che invecchiando ha fatto esplodere le malattie croniche, il deficit digitale e una crescita delle diseguaglianze nell’accesso ai Lea, i livelli essenziali di assistenza, che sono su valori non adeguati al Sud. Ma ora abbiamo l’opportunità di trasformare la più dura emergenza sanitaria del dopoguerra in una grande opportunità di ammodernamento e rafforzamento della nostra sanità pubblica”, dice in colloquio con La Stampa il ministro, senza un briciolo di autocritica sui clamorosi errori commessi nella gestione della pademia, mascherine, vaccini, banchi a rotelle, percentuali da record mondiale di morti, per non parlare dei paradossi del Green pass.
Per Speranza è colpa di chi c’era prima
Secondo Speranza, “le difficoltà del nostro sistema sanitario nazionale non nascono con il Covid, ma da una troppo lunga stagione di tagli che lo ha preceduto. Il Covid – aggiunge il ministro della Salute alla Stampa – non scompare premendo il tasto off come se stessimo spegnendo la luce. Nei prossimi giorni continueremo a monitorare il quadro epidemiologico, ma i dati su contagi e ricoveri sono tutti in via di miglioramento. È chiaro che ci troviamo in una fase nuova, ma serve gradualità, non possiamo far saltare in un solo momento tutte le precauzioni che ci hanno consentito di lasciare aperto mentre altri in Europa entravano in lockdown”.
Il Green pass che non passa
Sullo stato di emergenza, afferma Speranza, “valuteremo nelle prossime settimane e poi decideremo, ma è chiaro che l’obiettivo è quello di una progressiva uscita dall’emergenza. Intanto le autorità scientifiche e sanitarie hanno per ora ritenuto di dover avviare dal primo marzo la somministrazione della quarta dose per le persone immuno-compromesse. Per il resto della popolazione non sono ancora disponibili i dati necessari per prendere una decisione. Quando li avremo, le autorità scientifiche, che sempre ci hanno guidato in queste scelte, diranno se e quando sarà eventualmente necessario estenderla anche ad altre fasce della popolazione. Ma, mentre continuiamo a combattere il virus, ora è il momento di alzare lo sguardo oltre l’emergenza. Il filo che unisce tutti i nostri interventi ruota intorno a tre parole chiave: prossimità, innovazione e uguaglianza. Con la cronicizzazione delle malattie c’è sempre più bisogno di una sanità di prossimità, che sia più vicina alle persone. E il cuore della nuova rete territoriale saranno le Case di comunità. Luoghi fisici dove 24 ore su 24 e sette giorni su sette équipe multiprofessionali composte da medici di famiglia, pediatri di libera scelta, specialisti, infermieri di famiglia e di comunità potranno rispondere a tutti i bisogni di assistenza che non siano quelli legati all’emergenza e alla fase acuta della malattia, compresa la possibilità di eseguire esami diagnostici di primo livello”.