Toghe in politica e Csm, una riforma-topolino firmata Cartabia. Non ci restano che i referendum
È ancora presto per dire che la riforma del Csm è fatta. Certo, il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il testo predisposto dal ministro Marta Cartabia, ma qualche tizzone acceso brucia ancora sotto la cenere. Diversamente, nella conferenza stampa congiunta (oltre alla Guardasigilli, c’era anche il ministro dell’Economia Daniele Franco), Draghi non avrebbe accennato a «differenze di vedute» all’interno della maggioranza. Né avrebbe perentoriamente escluso con tanto anticipo «tentativi di imporre la fiducia». Segno che il travaglio in maggioranza è stato tutt’altro che indolore. Il tema della riforma del Csm, si sa, è altamente divisivo. Tanto più ora che i 5Stelle non vedono l’ora di brandire la clava del manettarismo per tentare di recuperare il perduto appeal.
Cartabia e Draghi: «Restano differenze di opinioni»
Il fronte garantista, invece, attende il 15 febbraio, giorno in cui arriverà la pronuncia della Consulta sull’ammissibilità dei sei referendum sulla giustizia (compresa la riforma del sistema elettorale del Csm) proposti dai Radicali ma sui quali è stata soprattutto la Lega a raccogliere le firme. È il motivo per cui Draghi e Cartabia hanno richiamato la necessità di coinvolgere i partiti. Che a loro volta dovranno «adoperarsi con i capigruppo per avere priorità assoluta in Parlamento». Obiettivo del premier è approvare la riforma prima del prossimo rinnovo del Csm. Ma quali sono i punti qualificanti del testo della Cartabia? Pochi, in verità. E tutto risente del clima di compromesso che ha consentito l’unanimità. I “titoli” ci sono e la ministra li elenca tutti: «Abbiamo riscritto il capitolo delle “porte girevoli“, modificato in modo incisivo le modalità di nomina del Csm e dei vertici apicali per evitare “nomine a pacchetto” e accordi non virtuosi».
Cosa cambia per il Consiglio superiore della magistratura
Il Csm sarà composto da 30 membri (tre di diritto: Presidente della Repubblica, il Primo presidente e il procuratore generale della Cassazione, 20 togati; 10 laici) 20 togati (2 legittimità, 5 pm e 13 giudicanti). Il sistema è misto e si basa su collegi binominali che eleggono due componenti del Csm l’uno, ma prevede una distribuzione proporzionale di cinque seggi a livello nazionale. Non sono previste liste. Il sistema di basa su candidature individuali. Ciascun candidato presenta a livello di collegio binominale. Il numero minimo di candidati è sei, di cui almeno tre del genere meno rappresentato. Se non arrivano candidature spontanee, si integra con sorteggio. Così come sarà un sorteggio a riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato. Il nuovo sistema, infine, introduce elementi di imprevedibilità per rendere più difficile fare calcoli e prevedere spartizioni.