Vergogna in Senato: negati i ristori alle famiglie dei medici morti di Covid. “Dimissioni e scioperi”

12 Feb 2022 11:15 - di Prisca Righetti
ristori medici

Niente da fare: mancato via libera, al Senato, dei ristori per le famiglie dei medici italiani morti di Covid. A Palazzo Madama, in sede di conversione del decreto legge, il subemendamento che proponeva la creazione di un fondo. E che prevedeva un contributo di 100 mila euro a famiglia per i familiari dei medici morti nella prima fase della pandemia, non passa. E ora la categoria è in fermento. Già, perché finiti gli applausi dai balconi e i cori dei condomini intonati in omaggio ai tanti camici bianchi che, nella prima, virulenta ora di contagi e decessi, hanno combattuto a mani nude contro un virus spietato. Un mostro in circolazione in un contesto che ci ha preso alla sprovvista e in cui mancava tutto: dalle mascherine ai guanti, insomma: i più elementari dispositivi di protezione. Quegli esempi di coraggio e dedizione, tornati in prima linea dalla pensione o chiamati a turni massacranti: medici di famiglia. Liberi professionisti. Specialisti ambulatoriali. Persino odontoiatri: per loro, che oggi non ci sono più. E dunque per le loro famiglie, niente risarcimenti.

Niente ristori per le famiglie dei medici morti di Covid: la categoria in subbuglio

Neppure l’ombra di un riconoscimento almeno simbolico. La categoria è in subbuglio. Venti di sciopero soffiano forti nelle corsie degli ospedali. Ma, soprattutto, l’indignazione serpeggia ovunque tra la popolazione civile. Tra quei sopravvissuti (e non solo) che in quei camici bianchi hanno trovato cure e conforto. E una devozione arrivata al sacrificio estremo… E oggi, a sottolineare quello che risuona come uno sfregio inferto dal Parlamento all’intera categoria, chiamata a un interventismo senza se e senza ma, in una guerra epidemiologica che non ha precedenti, sono soprattutto i rappresentanti di categoria. Come il il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli, che commentando quanto accaduto al Senato durante la conversione in legge del Dl 221, dichiara: «La mancata approvazione del subemendamento presentato dalla senatrice della Lega Maria Cristina Cantù è un’occasione persa. L’occasione di dimostrare gratitudine ai medici che hanno dato la loro vita per continuare a curare durante la pandemia».

Nessun riconoscimento al sacrificio dei medici, l’Ordine: «Il Parlamento rifletta»

E allora: «Ringraziamo Cantù e i senatori che lo hanno proposto – prosegue il presidente dell’Ordine – : prima in legge di Bilancio. E poi in sede di conversione del Decreto-legge 221 del 2021 sulla proroga dello stato di emergenza e per il contenimento dell’epidemia da Covid-19». Ma tutto si è fermato al piano della proposta. Il subemendamento 2.1500/32, dopo aver incassato il parere contrario della Commissione Bilancio è stato, durante la discussione in Aula, ritirato e riformulato come Ordine del giorno, accolto dal Governo, dettaglia la Fnomceo in una nota. «Dispiace che non si siano trovati i fondi per poter dare un ristoro alle famiglie di questi colleghi che, in molti casi sono, insieme alla perdita umana, sono rimaste prive dell’unica fonte di sostentamento. E alle quali sono negati gli indennizzi Inail».

Niente ristori alle famiglie dei medici: e al dolore della perdita si unisce il dramma economico

Un sacrificio, quello dei medici morti combattendo il Covid, compiuto per i pazienti e per il Paese. E per i quali, ha concluso Anelli, «è giusto che ora il Paese riconosca il loro sacrificio. Il sacrificio delle loro famiglie. E provveda a quanti sono rimasti a ricordarli, sopportando, oltre al dolore della perdita, situazioni economiche anche drammatiche». E non si tratta semplicemente di «gratitudine negata» – ha rimarcato il presidente dell’Ordine –. «Perché in molti casi i nuclei familiari interessati erano monoreddito e adesso si trovano in difficoltà»… Pertanto, è la conclusione, «invitiamo dunque tutto il Parlamento a una riflessione in tal senso»…

«Una pagina nera per la politica e per l’Italia, una vergogna»…

«Siamo passati dagli applausi all’oblio», commenta amaramente dalle colonne del Corriere della sera Alberto Oliveti, presidente dell’Enpam, (la Cassa previdenziale a cui sono iscritti oltre 370mila medici attivi e circa 125 mila pensionati». Parole che anticipano e motivano l’aria di sciopero che tira tra gli addetti ai lavori in queste ore. E a cui fanno eco quelle di Pina Onotri, segretario generale del Sindacato Medici Italiani (Smi), che sempre dal quotidiano di via Solferino sottolinea: «Nemmeno dopo centinaia di morti e tantissimi colleghi ammalati le istituzioni riconoscono il valore e il sacrificio affrontato dai medici di medicina generale e dalle loro famiglie». E ancora: «Siamo stanchi – prosegue –. Potremmo arrivare anche a dimissioni di massa! Intanto stiamo decidendo per uno sciopero della medicina generale». Perché quella appena scritta, ribadisce indignata la Onotri, «è una pagina nera per la politica e per l’Italia. Una vergogna»…

 

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