A Mosca se ne inventano un’altra: la giornalista del cartello “No War” sarebbe una spia britannica
«Politiche di reclutamento del personale pubblico», un sito per le delazioni sui presunti dissidenti e la richiesta di un’inchiesta sull’assunzione di Marina Ovsyannikova, la giornalista autrice della clamorosa protesta in diretta tv contro la guerra, che nel frattempo è già stata accusata di essere una spia britannica. Sono alcune delle iniziative lanciate da Russia Giusta, partito della cosiddetta “opposizione di sistema”, vale a dire quei partiti che, formalmente all’opposizione di Putin nella Duma, sono in realtà allineati al Cremlino, dando vita a una forma di collusione che di fatto azzera qualsiasi tipo di opposizione parlamentare e che, come in questo caso, si offre come ulteriore braccio armato della repressione del dissenso.
A Mosca lanciano la Stasi 2.0: un sito per la delazione
«È arrivato il momento di costruire le politiche di reclutamento del personale pubblico sull’ondata di patriottismo. Non si tratta di purghe. Ma di amore per il Paese», ha sostenuto Russia Giusta, lanciando il sito per spingere i russi alle delazioni nei confronti dei cittadini ritenuti coinvolti in attività anti governative. «Abbiamo fiducia che la verità aiuterà coloro che sono pronti a lavorare meglio e contribuirà a liberare le posizioni di coloro che invece non vogliono mettere gli obiettivi della Madre patria sopra i loro interessi personali», si legge ancora sul sito in stile Stasi voluto dal partito di “opposizione di sistema”, che promette di avere conseguenze gravissime e di alimentare ulteriormente il clima da caccia alle streghe che fa da cornice alla già feroce censura.
Il clima da caccia alle streghe
Il sito propone al pubblico anche di chiedere al direttore del Comitato investigativo Aleksandr Bastrykin, a cui la forza politica si è già rivolta per sollecitare una indagine sull’assunzione al Primo canale di Marina Ovsyannikova e sul coinvolgimento di una azienda spagnola per la costruzione della ferrovia ad alta velocità fra Mosco e Nizhny Novgorod, domande come: «Perché le nostre riserve in valuta straniera e le menti di alcuni dipendenti della televisione pubblica erano sotto il dominio della potenza Occidentale? Chi è che sta aumentando il costo dello zucchero?».
La giornalista accusata di essere una «spia britannica»
Proprio la domanda su Marina Ovsyannikova chiarisce come si sta muovendo la propaganda: le voci contrarie alla guerra non rappresentano un pensiero autonomo, ma quinte colonne dell’Occidente nella “madre patria”. Magari perfino spie, come dicono della giornalista che ha mostrato il cartello contro la guerra. La tv di Stato russa Primo Canale, infatti, l’ha accusata di essere una «spia britannica», facendo immediatamente balzare quel gesto al rango di «tradimento», come l’ha definito il vicedirettore generale di Primo canale, Kirill Kleymenov. «Ha tradito il suo Paese e tutti noi, a sangue freddo», ha detto il funzionario, che sembra candidato a guidare la lista dei “patrioti” secondo l’interpretazione che ne dà Russia Giusta. «Questa è un’altra bugia diffusa dalla macchina della disinformazione», è stato il commento del Foreign Office britannico, che ha respinto le insinuazioni, chiarendo di non aver avuto «alcun tipo di contatto con Ovsyannikova».