Accoglienza dei profughi ucraini, i presidi: «I vaccini sono urgenti. E non solo contro il Covid»
Attivarsi per somministrare ai profughi i vaccini non solo contro il Covid, ma anche contro le altre malattie. È la sollecitazione rivolta dal Viminale ai prefetti, nonché dai presidi delle scuole che in queste ore hanno iniziato ad accogliere i primi bambini e ragazzi arrivati dall’Ucraina.
Il Viminale: «Sollecitare l’adesione dei profughi ai vaccini»
Nella circolare in cui invita i prefetti a intervenire sull’arrivo di profughi, che sarà «a ondate, verosimilmente in maniera progressiva e non programmata», il capo di gabinetto del Viminale, Bruno Frattasi, ha anche voluto attirare l’attenzione sulle disposizioni «volte a sollecitare l’adesione dei profughi ucraini alla somministrazione di vaccini anti-Covid», nonché, si legge nel documento, alla «sottoposizione ad altre misure di profilassi che pure avvengono a mezzo di vaccino».
I presidi: «Un problema che va affrontato»
Dunque, l’urgenza è programmare un’accoglienza dei profughi che sia, sì, solerte e completa, ma che sia anche attenta ai rischi sanitari che può comportare. «È un problema che va indubbiamente affrontato, servono regole chiare. Ci sono minori che arrivano senza genitori e non saranno molti ad avere con sé l’equivalente del nostro libretto vaccinale », ha detto il presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, Mario Rusconi, a Repubblica, che dedica un approfondimento al tema, in particolare per quanto riguarda la situazione nella Capitale. A preoccupare i dirigenti scolastici è, in particolare, l’impatto che l’ingresso di bambini e ragazzi non vaccinati nelle scuole può avere sugli studenti che quelle scuole già le frequentano, specie se si tratta di fragili e immunodepressi.
La «raccomandazione» del ministero della Salute
I dirigenti scolastici, insieme ai piccoli profughi, attendono, dunque, anche disposizioni da parte dell’Ufficio scolastico regionale e delle Asl e, nel frattempo, cercano di organizzarsi come possono, in alcuni casi prevedendo aule dedicate in modo da ridurre i rischi. Sul tema, anche il ministero della Salute, ha emanato un protocollo in cui raccomanda, a causa di «notevoli criticità dovute alle basse coperture vaccinali» in Ucraina, di iniziare o proseguire, qualora fosse iniziata in patria, la vaccinazione i minori ucraini, secondo il nostro piano di prevenzione vaccinale.
Tempo e mancanza di documenti: le criticità da affrontare
Due ordini di problemi, però, si pongono. Il primo è il fatto che, appunto, dal ministero è arrivato una raccomandazione e non un obbligo. Il secondo è che per molti di questi bambini o ragazzi non è possibile ricostruire con certezza la storia vaccinale, o perché viaggiano da soli o perché manca la documentazione. «In assenza di documenti – ha spiegato l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato – ricostruire la storia vaccinale di una persona è complesso, richiede un lungo lavoro di anamnesi da parte degli operatori. E inoltre ci sono tempi tecnici da rispettare tra una vaccinazione e l’altra». Insomma, è una corsa contro il tempo ad armi impari, mentre si stima che nella sola Capitale potrebbero arrivare almeno 19mila alunni ucraini.