Accuse e insulti tra Giarrusso e Cancelli: le elezioni fanno esplodere il M5S in Sicilia
Una feroce guerra di potere logora il M5S in Sicilia alla vigilia delle elezioni. Un caso che ha travalicato i confini per l’Isola ed è arrivato a Roma direttamente sulla scrivania di Giuseppe Conte, con una lettera di fuoco. L’hanno scritta oltre 350 attivisti, descrivendo il Movimento come affetto da «correntismo, familismo spudorato, scelte sbagliate» e «schiacciato dalle ambizioni di pochi». Sullo sfondo c’è la guerra tra l’eurodeputato Dino Giarrusso, per il quale gli autori della missiva rivendicano il ruolo di referente regionale, e il sottosegretario alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, accusato di aver accentrato su di sé tutti i poteri. Insomma, di comportarsi come una sorta di ras.
Le elezioni in Sicilia fanno esplodere il M5S
Si tratta, a ben vedere, di una trasposizione siciliana delle stesse dinamiche che attraversano il M5S anche a livello nazionale. Da una parte ci sono quelli che si richiamano allo spirito delle origini, dall’altra quelli che si richiamano alle logiche della politica, tutti accomunati però dal desiderio di puntellare le proprie posizioni di potere. Non a caso, infatti, lo scontro, si consuma alla vigilia di un doppio appuntamento elettorale cruciale: le Comunali di Palermo e le Regionali.
La faida per il potere sull’Isola
A dare conto della faida è oggi Il Fatto Quotidiano, che ha interpellato le parti in causa. «Sono felicissimo che Conte abbia ricordato che non siamo retti da correnti e signori delle tessere, perciò l’unica strada è la democrazia diretta. Ed è un peccato constatare che in molti, nel M5S siciliano, questo pilastro lo hanno dimenticato», ha detto Giarrusso. Il gruppo pentastellato all’Ars, tramite il capogruppo Nuccio Di Paola, però, ricorda che «il referente (regionale, ndr) dovrebbe essere nominato all’interno del gruppo». Cancelleri è andato oltre, chiarendo che «è giusto che sia scelto il capogruppo, in una Regione dove il gruppo è parecchio solido».
Il nodo delle candidature in Regione
Gli attivisti, però, leggono questa solidità come una forma di autoconservazione «poltronista», alla quale oppongono il voto degli iscritti. A partire dalle decisioni per le Regionali. Giarrusso vorrebbe la coalizione con il centrosinistra; Cancelleri vorrebbe un campo largo anche con i centristi. Va da sé che tutto questo si porta dietro il tema delle candidature, sulle quali l’ex Iena punta alto, non escludendo una sua corsa, sebbene significherebbe lasciare anzitempo il Parlamento europeo.
Lo “scambio di cordialità” tra Giarrusso e Cancelleri
«In passato esisteva una regola che lo impediva, ma non può certo valere soltanto per me», ha sottolineato Giarrusso, con un chiaro riferimento a Cancelleri, che ha lasciato la Regione per approdare al governo già ai tempi del Conte 2 e che ora, secondo alcuni attivisti, ambirebbe anche lui a candidarsi (di nuovo) alla regione, magari con delle liste civiche a supporto del M5S. «Questo (chi sarà il candidato alla presidenza, ndr) lo deciderà la coalizione e non è il momento di parlarne. Solo gli sciocchi si auto-candidano, senza comprendere che prima di pensare se si può essere buoni candidati bisogna considerare se si è una buona sintesi tra le anime della coalizione», ha detto. Insomma, una guerra in cui le poltrone, da una parte e dall’altra, sembrano pesare molto di più degli ideali.