Alba di fuoco su Kiev: colpita una stazione della metro. Un consigliere di Zelensky: la guerra finirà a maggio
Violente esplosioni squarciano l’alba sul cielo di Kiev. Nella capitale al suo ventesimo giorno di guerra, si sono sentiti almeno tre boati intorno alle 5 di questa mattina. E sebbene il punto colpito riguardi una zona residenziale, il fragore si è sentito ovunque. Colpito un edificio di dieci piani, con molti appartamenti in fiamme. Dove, in base a quanto riferisce il servizio di emergenza ucraino, almeno due persone sono morte durante l’attacco. Non solo. Le ultime notizie dal fronte di guerra, riferiscono che nei bombardamenti che hanno colpito Kiev in mattinata, sarebbero stati danneggiati anche la facciata e gli uffici di una stazione centrale della metropolitana della capitale ucraina. Per l’esattezza, la stazione di Lukyanivska. Lo riporta la Bbc citando la società che gestisce il servizio, che su Twitter pubblica le immagini della stazione colpita, che è stata immediatamente chiusa.
Bombardamenti su Kiev: colpiti un edificio di 10 piani e una stazione della metro
Dunque, nel silenzio di una città spettrale, l’allarme delle sirene anti-aereo irrompe poco prima delle deflagrazioni provocate molto probabilmente da missili da crociera. Ma Kiev non è la sola città bombardata: anche Kharkiv è sotto bombardamenti, segnalati quando ancora non è mattino. Mentre a Mariupol è stato bloccato un convoglio umanitario. Il ventesimo giorno di guerra si apre sotto le bombe che investono la capitale ucraina e nel segno della seconda ondata di colloqui, nel quale i delegati di Mosca e Kiev si incontreranno ancora – stavolta in videoconferenza – per cercare di trovare un accordo che metta fine al conflitto, mentre sul campo si combatte ancora. E nel corso del quale i rappresentanti di Zelensky continueranno a rinnovare la richiesta di un immediato “cessate il fuoco”. Congiuntamente al ritiro delle truppe russe dal loro territorio.
Al via oggi un’altra tornata di colloqui tra Mosca e Kiev
Richieste fin qui, come noto, rimaste inascoltate. Intanto, l’incontro di Roma alla ricerca di una mediazione possibile tra il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan e il responsabile della politica estera cinese Yang Jiechi – una maratona lunga sei ore – non ha dato i frutti sperati. Infatti, Washington è sempre più «preoccupata per l’allineamento tra la Cina e la Russia». E, soprattutto, teme che «Pechino sia pronta a fornire armi al Cremlino». La Cina invece, da parte sua, smentisce l’ipotesi, chiarendo che il suo sarà solo un ruolo di mediazione, e rinnovando l’invito alla «massima moderazione» nella gestione del conflitto. Con il direttore della Commissione affari esteri del Partito comunista cinese, Yang Jiechi, solerte nel sottolineare l’importanza di proteggere i civili e di prevenire una crisi umanitaria irrecuperabile.
I colloqui di pace tra Usa e Cina tra i sospetti: una mediazione difficile
Gli Usa, insomma, rilanciano con il monito secondo cui «la Cina ha segnalato la sua disponibilità a fornire assistenza militare alla Russia a sostegno dell’invasione». Ipotesi che, da parte sua, Pechino rispedisce al mittente replicando netto: «Sollecitiamo la pace». Quel che è certo, è che la tensione alza la temperatura del confronto, e la Nato valuta un vertice a Bruxelles per la prossima settimana. Un summit al quale potrebbe parteciperà anche Joe Biden. Mentre nel campo delle ipotesi su scala più vasta, il Cremlino, dal canto suo, ha bocciato un possibile faccia a faccia distensivo con il presidente americano. L’Europa, nel frattempo, ha concordato sul quarto pacchetto di sanzioni.
Un consigliere di Zelensky: la guerra potrebbe finire entro maggio
Dal cuore del conflitto, invece, in un video diffuso dai media ucraini, Oleksiy Arestovich, consigliere della presidenza ucraina, azzarda a ipotizzare che «la guerra in Ucraina finirà entro maggio perché la Russia esaurirà le risorse per continuare l’invasione». Sottolineando ulteriormente che «i tempi esatti dipenderanno da quante risorse il Cremlino è disposto a impegnare per la campagna». E concludendo enigmaticamente: «Penso che entro l’inizio di maggio dovremmo avere un accordo di pace». Certo, chiosa con una speranza il consigliere ucraino, «forse molto prima. Ma vedremo»…