Anche Netflix e TikTok via dalla Russia: «La legge sulle “fake” mette a rischio dipendenti e utenti»
Anche Netflix e TikTok sospendono i servizi in Russia, mentre Spotify ha annunciato la cancellazione dell’abbonamento premium per gli utenti russi. Dunque, si allunga la lista dei colossi mondiali che si ritirano da Mosca, dove la vita per le aziende dei media è diventata ancora più difficile dopo la nuova legge sulle presunte fake news, che limita le informazioni sulla guerra in Ucraina e prevede il carcere fino a 15 anni per chi parla di guerra o invasione.
Netflix chiude tutte le operazioni in Russia
Netflix, che in Russia ha circa un milione di utenti, ha chiarito che sta chiudendo tutte le sue operazioni nel Paese. Solo pochi giorni fa, era trapelata la notizia che il colosso americano dello streaming aveva sospeso temporaneamente tutti i suoi progetti futuri e le acquisizioni locali per le stesse preoccupazioni connesse alla guerra.
Se ne va anche il social cinese TikTok
TikTok, poi, ha annunciato che sta sospendendo il live streaming in Russia e nuovi contenuti al servizio video. In una serie di tweet, il social di proprietà della cinese ByteDance ha sottolineato che «alla luce della nuova legge russa sulle “fake news”, non abbiamo altra scelta che sospendere il live streaming e i nuovi contenuti del nostro servizio video, mentre esaminiamo le implicazioni di sicurezza di questa legge. Il nostro servizio di messaggistica in-app non sarà interessato», ha chiarito l’azienda, sottolineando che, anche se è uno sbocco per la creatività e l’intrattenimento e può offrire sollievo e connessione durante un periodo di guerra tra immense tragedie e isolamento, «la sicurezza dei dipendenti e degli utenti rimane la sua massima priorità». TikTok ha quindi aggiunto che continuerà a valutare le circostanze in evoluzione in Russia per determinare quando riprendere i servizi in sicurezza.
Spotify chiude l’ufficio russo a tempo indeterminato
Per quanto riguarda Spotify, poi, la decisione di cancellare l’abbonamento premium per gli utenti russi in risposta all’invasione militare della Russia in Ucraina è stata presa nel contesto delle sanzioni già imposte da altre società e «a causa delle nuove restrizioni esterne» del veto dei principali fornitori di pagamento alla Russia. La piattaforma di streaming audio ha, inoltre, annunciato mercoledì la chiusura a tempo indeterminato del suo ufficio russo e ha rimosso tutti i contenuti dai punti vendita statali Rt e Sputnik da Spotify nell’Ue e in altri mercati.
La fuga dei media da Mosca
Le principali aziende di media, tra cui Facebook e Twitter, per altro bloccati dalle stesse autorità russe, oltre che YouTube, hanno già sospeso i loro servizi in Russia o abbandonato le loro operazioni nel Paese. Google, poi, ha sospeso tutta la pubblicità, tra cui quella display di Google, YouTube e la ricerca. Tra gli altri, le major tecnologiche Apple e Microsoft hanno sospeso tutte le vendite e i servizi in Russia, mentre le società di pagamento Visa e Mastercard hanno deciso di cessare tutte le transazioni nel Paese. Per quanto riguarda le testate giornalistiche internazionali, poi, ormai si fa fatica a stare dietro a quelle che hanno sospeso la loro copertura dalla Russia proprio a causa della nuova legge sulla stampa: si va dalla Bbc, a Bloomberg, dalla Cbc, alle tedesche Ard e Zdf fino alle italiane Rai e Mediaset.