Armi alla Colombia, Mulè smentisce D’Alema: «Non mi ha mai avvertito della trattativa in atto»
Ha tutte le premesse per ingarbugliarsi ancor di più quel che già ora si presenta come un pasticciaccio brutto. Parliamo della vendita di quattro corvette Fcx30, due sottomarini classe Trachinus, prodotti da Fincantieri e aerei M346 (Leonardo) alla Colombia. E che vede Massimo D’Alema nelle insolite vesti di mediatore. Parliamo di una commessa di 5 miliardi che avrebbe portato nelle tasche dei facilitatori qualcosa come 80 milioni. Nelle operazioni finanziarie il costo della commissione (success fee) si ricava dall’entità dell’affare. In questo caso, tuttavia, è lo stesso D’Alema a quantificarla nel corso di un colloquio abusivamente registrato dal mediatore colombiano.
D’Alema lo ha dichiarato a Repubblica
«Di quei soldi non avrei preso un euro, dovevo convincere un interlocutore riluttante a fare una scelta nell’interesse dell’Italia e non mia personale», si è giustificato l’ex-premier in un’intervista a Repubblica. Tutto chiarito, dunque? Per niente, visto che nella stessa intervista D’Alema riferisce di aver parlato dell’attività in corso sia con la nostra ambasciatrice in Colombia sia con il viceministro alla Difesa Giorgio Mulè. Alla domanda su quale fosse stata la reazione di quest’ultimo, l’ex-leader del Pds afferma testualmente: «Non ha parlato direttamente con me. Mi è stato riferito che avrebbe detto di andare avanti».
Il viceministro: «L’ho saputo dall’ambasciatrice a Bogotà»
Una ricostruzione, la sua, platealmente smentita da Mulè in un’intervista a La Verità, il giornale autore dello scoop. Il viceministro asserisce infatti di aver saputo del ruolo di D’Alema nella trattativa tra le italiane Leonardo e Fincantieri con la Colombia dalla nostra ambasciatrice a Bogotà. Il giorno dopo, «cioè nel pomeriggio del 17 febbraio», Mulè riferisce tutto all’ingegner Valerio Cioffi, direttore generale di Leonardo. Che ha sua volta dice «di non saperne nulla» e che avrebbe fatto i suoi accertamenti. «Ad oggi, e sono trascorse oramai due settimane – conclude Mulè – questo riscontro non l’ho ancora avuto». Nel frattempo sul suo tavolo fioccano le interrogazioni parlamentari, cui bisognerà dare risposta. Davvero un vero pasticciaccio brutto, quello delle armi italiane (non più) vendute alla repubblica colombiana.