Arrivano le ritorsioni della Russia: bloccato l’export dei concimi. L’allarme della Coldiretti
Arrivano le ritorsioni russe. Il ministero del commercio e dell’industria russo ha raccomandato ai produttori di fertilizzanti del Paese di interrompere temporaneamente le esportazioni a causa delle sanzioni scattate dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che i principali gruppi internazionali, comprese le linee di container, hanno sospeso quasi tutte le spedizioni di merci da e verso la Russia per conformarsi alle sanzioni occidentali. Il ministero – riferisce la Coldiretti – ha raccomandato ai produttori russi di sospendere temporaneamente le esportazioni di fertilizzanti russi fino a quando i vettori non torneranno alla normalità.
Russia, l’allarme della Coldiretti
Si tratta evidentemente di una ritorsione nei confronti delle sanzioni adottate dai principali Paesi sviluppati considerato che la Russia – sottolinea la Coldiretti – produce più di 50 milioni di tonnellate all’anno di fertilizzanti, il 13% del totale mondiale, che vengono esportati in tutto il mondo dove sono necessari in agricoltura per aumentare la produttività delle colture. Phosagro, Uralchem, Uralkali, Acron ed Eurochem sono alcuni dei principali produttori di fertilizzanti in Russia.
I divieti di Putin
Putin – ricorda la Coldiretti – aveva già deciso di imporre il divieto all’esportazione fino ad aprile di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, di cui rappresenta da solo circa un quarto dei costi complessivi di coltivazione, mettendo in difficoltà anche la produzione europea di cereali, fortemente dipendente dall’estero. La conseguenza è una riduzione generale – spiega Coldiretti – della disponibilità sui mercati che, oltre a far schizzare in alto i prezzi con rincari di oltre il 170% (da 250 euro/tonnellata a 670 euro/tonnellate), mette di fatto a rischio la produzione europea di grano, a partire da quella italiana.
Russia, le conseguenze
Lo stop alle esportazioni russe di concimi rischia di aggravare la situazione di difficoltà in cui si trovano le aziende agricole che già devono affrontare rincari di tutti i fertilizzanti legati all’impennata del costo del gas scatenata dal conflitto. L’urea è balzata a 750-800 euro a tonnellata contro i 350 euro a tonnellata dello scorso anno, secondo il report di Cai – Consorzi Agrari d’Italia, mentre il perfosfato minerale è passato da 170 agli attuali 330 euro/tonnellata, mentre i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 450 a 850 euro/tonnellata.
Le quotazioni del grano
L’impatto dello stop all’export si è fatto sentire immediatamente sulle quotazioni del grano il cui prezzo è balzato mettendo a segno un aumento del 40,6% in una settimana per un valore ai massimi da 14 anni di 12,09 dollari per bushel (27,2 chili) che non si raggiungeva dal 2008 ma su valori al top del decennio si collocano anche le quotazioni di mais mentre la soia sale del 5% nella settimana, secondo l’analisi della Coldiretti alla chiusura settimanale del Chicago Board of Trade, punto di riferimento per le materie prime agricole.
Allevatori italiani in ginocchio
L’aumento di mais e soia sta mettendo in ginocchio gli allevatori italiani che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili. Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse, – sottolinea Coldiretti – ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea, un costo molto superiore rispetto al prezzo di 38 centesimi riconosciuto a una larga fascia di allevatori.