Biloslavo: “Kiev resiste ai carri armati di Mosca. Il racconto del riservista ucraino accanto al trofeo”
Kiev, circondata da giorni, resiste all’avanzata russa. La capitale ucraina non arretra. Come testimoniano i quotidiani reportage di Fausto Biloslavo, reporter di guerra in prima linea. Dopo essere sopravvissuto la scorsa settimana a un bombardamento russo il giornalista continua a filmare e documentare il conflitto che infiamma l’est europeo. “La torretta del carrarmato russo è volata via, ribaltata a terra. Il resto del tank è un ammasso annerito di lamiere e cingoli fusi dal fuoco. Dei carristi di Mosca non è rimasto niente”. È il racconto che Biloslavo raccoglie dalla voce di Pavlov. Un ufficiale della riserva in mimetica e kalashnikov corto da paracadutista a tracolla.
Biloslavo: Kiev resiste ancora ai carri armati russi
“La colonna nemica è scesa da questo stradone e pensava che fosse facile occupare la nostra cittadina”, dice mostrando come un trofeo la carcassa del mastodonte russo vicino ad un distributore di benzina. “Abbiamo contrattaccato prima bombardandoli con l’artiglieria. E poi attaccandoli con le armi anticarro e tutto quello che avevamo ricacciandoli indietro”. Non finisce la frase che un paio di granate russe esplodono non lontano. La colonna di fumo nero – racconta il reporter in collegamento – ci fa compagnia da quando siamo arrivati nella cittadina sul fronte ovest di Kiev devastata dalla guerra. Il centro, attorno ad un’ampia rotonda, non esiste più. Un altro distributore con negozi vicini sono completamente distrutti.
Sul campo di battaglia non c’è anima viva
“Alcune case hanno preso fuoco e resta in piedi solo la facciata. Sul campo di battaglia non c’è anima viva, se non un paio di soldati in dune-buggy che sfrecciano velocissimi facendo slalom fra le macerie. Lungo la super strada che esce da Stoyanka”, prosegue Biloslavo. “Questi sono bossoli russi e fra gli alberi avevano le loro postazioni. Ma siamo riusciti a spazzarli via”, sostiene orgoglioso il riservista. “I segni della furiosa battaglia sono evidenti, ma i russi rimangono annidati nei villaggi vicini, a un paio di chilometri, pronti a tornare alla carica”.
La storia di Serghey e Mariana
“A sud di Kiev”, è un altro tassello della narrazione del conflitto visto da dentro, “una giovane coppia, che mai avrebbe pensato di ritrovarsi in guerra nel 2022, si è organizzata alla meno peggio. ‘Ogni giorno il piano è lo stesso: restare vivi’ spiega Serghey, capelli lunghi alla hippy. ‘Abbiamo questa ampia vetrata e adesso dobbiamo coprirla con dei teloni per mantenere l’oscuramento. E fuori è protetta da assi di legno. Il vetro si è già crepato per le esplosioni’. La sfortuna vuole che nei dintorni siano piazzate le batterie antiaeree e antimissile ucraine. Serghey e la giovane sposa Mariana ci fanno strada in giardino verso un cumulo di pietre camuffato dalla vegetazione. Un tempo serviva da cantina per le vivande. Adesso è il bunker dove passano tutte le notti. I giovani raccontano che in rete esiste un filo diretto fra ucraini e russi. Ma ‘loro continuano a dire che i bombardamenti, il sangue, sono tutte notizie false. E sono convinti di salvarci dai nazisti‘…”.