Cento anni fa nasceva Ugo Tognazzi: istrionico e poliedrico, è il simbolo della commedia all’italiana

22 Mar 2022 10:21 - di Redazione
Ugo Tognazzi

Cento anni fa, il 23 marzo 1922, nasceva Ugo Tognazzi. Attore, regista, comico, Tognazzi è stato uno dei maggiori protagonisti della stagione d’oro della commedia all’italiana insieme ad Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Mariangela Melato. Un attore incredibile per le tante cose diverse che ha realizzato restando sempre se stesso. Inconfondibile eppure capace di sfuggire alle classificazioni, poliedrico in un’epoca dove senza un’identità non andavi da nessuna parte.

Cento anni fa nasceva Ugo Tognazzi: l’esordio

Per parlare dell’Ugo prima di Tognazzi, bisogna partire dall’avanspettacolo e dalla rivista. Ma sono soprattutto le sei edizioni del cult televisivo (e perduto) Un due tre in coppia con Raimondo Vianello a renderlo popolare presso il grande pubblico. In parallelo, per tutti gli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, una sterminata galleria cinematografica di figurine e macchiette: da citare almeno il viscido dirigente di L’incantevole nemica (dove c’è perfino Buster Keaton), il pauroso borghese di Domenica è sempre domenica, spalla devota in Totò nella Luna e accanto a Tina Pica in una mezza dozzina di farse, fessacchiotto in Non perdiamo la testa, fino alla satira di A noi piace freddo…!

Da I nuovi mostri ad Amici miei

Con la consacrazione in massima serie, Tognazzi investe tutto sulla sua immagine così diversa da quelle degli altri colonnelli della commedia all’italiana: unico settentrionale a imporsi davvero in un cinema romanocentrico, mette a frutto l’istrionismo scatenato e un temperamento solo in apparenza misurato, il gusto dell’arditezza e la provincia come stato d’animo, la fisicità non prestante e il fascino sulfureo. Una miscela che esplode subito ne I mostri, dove è capace di passare dal moralista onorevole democristiano al poliziotto strabico fino al cinico organizzatore di incontri di pugilato. Una versatilità che gli torna comoda nel revival I nuovi mostri ma anche in altre prove sbalestrate: come poteva, quello stesso attore, essere il generale alle prese con lo sciacquone di Signore e signori buonanotte, l’avido zitello de Il gatto o il decaduto e perciò goliardico conte Mascetti ovvero il suo capolavoro d’attore, Amici miei?

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