Clima sovietico nei cinema russi: film Anni ’70 in “perfetto” clima Urss. E le sale rischiano la chiusura

25 Mar 2022 16:17 - di Gabriele Alberti
film propaganda russa

Il popolo russo si trova catapultato in un clima “brezneviano”, un clima grigio, triste, sovrastato da un cappa di propaganda che inizia dalla cultura, dallo svago, dal cinema. Con il boicottaggio di Hollywood si proiettano le vecchie pellicole della propaganda: un balzo all’indietro di grandi proporzioni che i russi stanno subendo dopo la folle guerra all’Ucraina che non accenna a diminuire di intensità. Il reportage di Anna Zofesova è puntuale. “Nei multisala russi da ieri nel cartellone c’è Sluzhebniy Roman”, pellicola di Eldar Ryazanov, campione di incassi nel lontano 1979. “Una storia d’amore e contemporaneamente una derisione dei difetti del sistema: la burocrazia, la carenza di beni di consumo, il mercato nero e il zelo degli attivisti filogovernativi. È un successo assicurato, lo è già stato”.

Film nelle sale: la propaganda russa nelle sale

Nelle sale sono agli sgoccioli le ultime proiezioni dei film hollywoodiani, che hanno deciso di boicottare il mercato russo per protesta contro la guerra in Ucraina. Si torna, dunque, “al vecchio buon cinema sovietico. Il consorzio Mosfilm ha remasterizzato una serie di vecchi film popolari – spesso conosciuti dal pubblico a memoria, battuta per battuta, dopo centinaia di passaggi televisivi”. Il primo è stato il film di Ryazanov, un ritratto della Mosca degli anni ’70, “immersa in quel grigiore brezhneviano di fine impero dal quale si cercava di trovare riparo in una fuga nella vita privata”.

Propaganda russa: pellicole antiamericane e antiucraine

Nelle sale tornano, poi, le pellicole con contenuti propagandistici e antiamericani . E’ il caso di  Brat, (il fratello), due cult dei primi anni Duemila con un killer come protagonista, pieno di battute antiamericane, anticecene e  antiucraine. “La battuta chiave del film, «Dove sta la forza, fratello? La forza è nella verità»”, viene ripresa come emblema  di nazionalismo russo contro le verità “presunte”. Non contento,  l’ex ministro della Cultura Vladimir Medinsky –  che guida la delegazione russa ai negoziati con gli ucraini – ha rincarato la dose di propaganda da diffondere. Apprendiamo dal reportage che ha “proposto di aumentare ulteriormente la già massiccia dose di propaganda televisiva, a scapito dei programmi di intrattenimento”.

L’ex ministro vuole sostituire l’intrattenimento con l’indottrinamento

Per aumentare la dose l’ex ministro e negoziatore “si è espresso anche a favore della violazione dei diritti d’autore; in parole semplici, di tornare alla pirateria dilagante degli anni ’80-90”. In altre parole, verrano “scaricati”  film occidentali che si prestino a questo “clima” da proiettare nei cinema. Che, però , non se- la passano bene: “rischiano comunque la chiusura per carenza di ricambi delle apparecchiature di proiezione: tutte di importazione dai “Paesi ostili”. Nel frattempo, lo storico  consorzio Mosfilm fa sapere cdi avere incantiere tante pellicole degli anni ’50-80 da mettere a disposizione.

La proposta: ripristinare il “bidone” con cui le massaie facevano la spesa

Il grande balzo all’indietro sta involvendo gli svagli, i consumi, lo stile di vita. Per esempio, leggiamo: “Mentre gli assorbenti si vendono ormai sui mercatini online a prezzi decuplicati, si annuncia un’altra emergenza: il packaging. I primi tetrapak arrivati con la perestroika avevano rivoluzionato i consumi dei russi; abituati a comprare nei negozi latte spesso già scaduto nei cartoni e bottiglie, oppure prenderlo sfuso alle cisterne mobili di quello fresco”. Ebbene la deputata Shkolkina, vicepresidente del comitato agrario della Duma ha proposto proprio il ripristino del “bidone”: quell’utensile con il quale le massaie uscivano di casa:  di latta, o smaltato, azzurrino, verde, bianco oppure a fiorellini, con la maniglia in legno. Un reperto archeologico. Un ritorno al “vintage” ( si fa per dire, ovviamente) in quanto la Russia postcomunista non ha mai prodotto merce in tetrapack, “preferendo affidarsi a quelle d’importazione”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *