Covid, casi in leggero aumento. Clementi frena: «Nessun allarme». Il green pass? “Va abolito”

12 Mar 2022 19:56 - di Fortunata Cerri
Covid

Sono 53.825 (ieri erano 53.127) i nuovi casi di Covid e 133 i morti (ieri 156) che portano a 156.782 il totale delle vittime da inizio pandemia. E’ quanto emerge dai dati del Ministero della Salute sulla situazione del contagio. Con 417.777 tamponi tra molecolari e antigenici, processati in 24 ore, il tasso di positività di attesta al 12,9%. Ancora in calo i ricoveri, 8.234 (-40) e le terapie intensive, 513 (-14).

Covid, Clementi: «No ad allarme per casi che risalgono»

«La mia idea è che non si può seguire in maniera troppo schizofrenica l’andamento dei contagi» Covid. «Ma che si debba invece tenere presente quello che oggi dal punto di vista clinico deriva da questa infezione, cioè poco al momento, perché la pressione sulle strutture ospedaliere è stabile». A gettare acqua sul fuoco è Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

Covid, Clementi: «Non capisco l’allarme»

Oggi «è cambiato il paradigma – osserva all’Adnkronos Salute – La pressione sul sistema sanitario è modificata dalla variante Omicron, che è sì più diffusiva ed è vero che infetta anche persone che possono avere una copertura vaccinale completa con tre dosi, però dal punto di vista clinico è più modesta», almeno in una popolazione vaccinata. «Quindi non capirei un allarme adesso – dice Clementi – Ci si potrebbe preoccupare nel momento in cui si riconoscesse che il virus muta di nuovo e che invece di questa evoluzione con la variante Omicron prende un’altra strada, tornando alla Delta o ai predecessori della Delta. Allora sì che dovremmo preoccuparci. Ma finché questo non avverrà, no. E io in questo momento credo che non possa avvenire».

«Per il momento siamo tranquilli»

Quindi, rimarca il virologo, «non sono d’accordo che l’aumento dei contagi debba avere un rilievo eccessivo. Poi che ci possano essere nuove varianti, purché siano “Omicron-derived”, va bene. Solo se dovesse essere una variante completamente diversa mi preoccuperebbe di più. Neanche Omicron 2 (BA.2, la cui quota è in crescita) cambia il quadro clinico – è convinto Clementi – e da questo punto di vista siamo abbastanza tranquilli per il momento».

«Dopo il 31 marzo auspico l’abolizione del green pass»

Si avvicina il 31 marzo, data in cui è prevista la fine dello stato di emergenza. «Cosa auspico dopo quella data? L’abolizione del green pass. Totale». Su questo punto è più drastico il virologo, mentre sull’uso delle mascherine al chiuso ha una visione più aperta: «Andrebbero modulate – ragiona – Io ho una mia idea personale al riguardo, ritengo che in generale queste protezioni non si debbano del tutto abolire, ma come misura individuale di difesa dai virus. Nel momento in cui in una situazione epidemiologica tranquilla ci dovesse essere la mascherina al chiuso come obbligo, va abolita».

«In Italia abbiamo superato il 90% dei vaccinati»

Il green pass è un’altra cosa. «L’ho sempre concepito come uno strumento per invitare alla vaccinazione – chiarisce l’esperto – Oggi in Italia abbiamo superato il 90% di vaccinati e credo che di più non si possa arrivare, perché chi non si è vaccinato è difficile che si vaccini in questo momento. Quindi a che serve? Serve, a mio avviso, a creare problemi nella frequentazione di alcuni luoghi di lavoro, di svago, di socialità, di vita di tutti i giorni. Quindi è più un problema ora, che una reale risorsa. Non serve più a invitare e a premere per la vaccinazione e questo era il valore che gli riconoscevamo. Quindi, perché mantenerlo? Non capisco».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *