Dal Covid alla guerra nucleare, Burioni c’è sempre: “Non comprate le pillole allo iodio, non servono”
Con la fine della pandemia i virologi sono fuori dal giro mediatico? Neanche per sogno. Chi ha dei dubbi chieda a Roberto Burioni, il virologo presidia abilmente anche il tema guerra in Ucraina, con un post social rimbalzato sulle agenzie.
Lo iodio in pillole è un medicinale che “deve essere assunto su indicazione delle autorità sanitarie, in quanto non è di per sé scevro da rischi”: è il chiarimento che il virologo Roberto Burioni, docente all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, diffonde via social postando un intervento in materia pubblicato su ‘Medical Facts’, portale di divulgazione scientifica da lui fondato.
“Oltre a poter causare problemi gastrointestinali o cutanei, di solito di lieve entità”, secondo Burioni “può portare una tiroidite autoimmune, soprattutto se si assume un dosaggio più alto del previsto o in presenza di patologie della tiroide già esistenti. Nei bambini può causare un ipotiroidismo che, se non trattato, può condurre a problemi cognitivi”.
Burioni e il suo Medical facts presidiano anche il tema della guerra
“È di qualche giorno fa – si ricorda – la notizia secondo cui in alcuni Paesi, a seguito della paura innescata dall’invasione russa in Ucraina, la gente si sta precipitando a comprare pillole di iodio nella speranza siano utili come protezione in caso di conflitto nucleare”. Una corsa che, in base a più segnalazioni, sembra iniziata anche in Italia. Ma su cosa si basa? “Le pillole di iodio – spiega l’articolo – servono a proteggere la tiroide in caso di esposizione a iodio radioattivo. Un incidente nucleare, come Chernobyl nel 1986 o Fukushima nel 2011, ne può provocare l’emissione (es. iodio-131). Respirarlo è pericoloso per la salute e il rischio più evidente è un cancro alla tiroide”.
Le pillole allo iodio a che servono? Le informazioni di Medical Facts
“La tiroide è” infatti una ghiandola “grande utilizzatrice di iodio: lo usa per produrre gli ormoni tiroidei. Per fare il suo lavoro deve assorbire questo elemento. Il problema, però, è che non sa distinguere: in presenza di iodio radioattivo, lo assorbirà allo stesso modo di quello non radioattivo. L’assunzione di pastiglie contenenti alte quantità di iodio non radioattivo prima di essere esposti allo iodio radioattivo fa sì che la tiroide lo assuma e saturi la sua capacità di assorbirne altro: si ‘riempie’ di iodio ‘buono’, in modo che non sia più in grado di assorbire quello radioattivo”. Tuttavia il farmaco va preso solo in base a indicazioni sanitarie, se necessario. “L’assunzione di iodio, inoltre – si precisa – protegge esclusivamente la tiroide e solo dallo iodio radioattivo: non protegge né gli altri organi del nostro corpo né da altri tipi di isotopi radioattivi, che potrebbero essere ugualmente prodotti in caso di disastro nucleare”.