Dal Po in secca spuntano un carro armato nazista e una nave affondata dai tedeschi nel 1945 (video)
La secca del Po svela antichi fantasmi. Il relitto di una nave affondata nella primavera del 1945, due chiatte naufragate durante la Seconda Guerra mondiale e un carro armato nazista abbandonato durante la ritirata sulle sponde dell’Isola degli internati, di fronte a Pomponesco.
Le riprese con il drone sono del fotografo Alessio Bonin di Viadana, che ha raggiunto la zona a ridosso del Po per documentare una pagina di storia rimasta inabissata per decenni.
Sul Po spuntano la nave e il carroarmato nazista
Nei giorni scorsi, la secca ha fatto riaffiorare, nel tratto del Po tra Pomponesco (Mantova) e Gualtieri (Reggio Emilia), un’imbarcazione affondata dai nazisti nel 1945 e a Sermide addirittura un mezzo cingolato delle truppe tedesche abbandonato durante la ritirata. Il direttore del Museo della Seconda guerra mondiale del fiume Po, Simone Guidorzi, ha parlato di una «opportunità praticamente unica», di recuperare un pezzo storico in quell’Isola degli Internati a suo tempo data in gestione ad una cooperativa agricola composta da ex prigionieri del conflitto. Foto e video sono state realizzati e diffusi da Alessio Bonin, fotoamatore reggiano, ottenute tramite un drone, su Instagram.
In base alle ricostruzioni storiche, nel tratto del Po dove è avvenuto il ritrovamento ci sarebbero anche due chiatte naufragate: la “Zibello” e la “Ostiglia”, lunghe ciascuna una cinquantina di metri e con una portata di oltre 5.000 quintali. Entrambe sarebbero state costruire nel cantiere della Giudecca a Venezia, con il metallo donato dall’Austria come debito di guerra.
All’Ansa il sindaco di Gualtieri, Renzo Bergamini, non ha espresso grande meraviglia: “Dagli anni 2000, almeno sei mesi all’anno riusciamo a vedere queste bettoline affondate. Tanto che ci sono da allora iniziative per portare qui turisti e cittadini ai quali spieghiamo la storia. Certo, con questo livello di siccità, in questo periodo riusciamo a vedere qualcosa di più del solito, arrivando anche a tre quarti rispetto alla metà. Le chiatte servivano per trasportare cereali e idrocarburi all’epoca. “Recuperarle? No, sono imbarcazioni importanti e sarebbe davvero arduo se non quasi impossibile. Inoltre sfasciarle per ricomporle sarebbe un peccato. Stanno bene qui, l’area è comunque valorizzata dal punto di vista storico”.
Il video di Repubblica
Il post su Instagram di Alessio Bonin
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