Difesa, Conte sbraca: «Sì alla fiducia». Ma il Pd mastica amaro e sogna il ritorno al proporzionale
La solita commedia degli inganni. Conte tuona contro l’aumento delle spese militari ma dice “sì” alla fiducia, Letta lo accusa di “irresponsabilità” ma impone al ministro Guerini di assecondarlo. E infine Draghi che sale al Quirinale evocando la crisi per poi restare al suo posto. Surreali scene da un manicomio, che farebbero sbellicare dalle risate persino un cadavere se non fosse che di mezzo c’è una guerra e, sullo sfondo, il prestigio internazionale di quella cosuccia chiamata Italia. Purtroppo è tutto vero: il M5S oggi voterà la fiducia allo stesso governo che ha voluto umiliare sull’aumento dei fondi da destinare alla difesa. E addirittura espellerà chi dovesse dissentire, come probabilmente farà Vito Petrocelli, il «filocinese» (ipse dixit) presidente della commissione Esteri.
Tra Conte e Letta commedia degli inganni
Così come è vero che il Pd, pur convinto che il suo alleato stia sbagliando di brutto, gli sia corso incontro incurvando fino al 2028 la scadenza, inizialmente fissata al 2024, entro cui innalzare al 2 per cento le spese per bazooka e cannoni. Venissero dal centrodestra le stesse scene da manicomio, approfondimenti e talk show ce le mostrerebbero in continuazione. Ma poiché illuminano le macerie del “campo largo” della sinistra ce le somministrano in piccole dosi nella speranza che solo pochi si accorgano che l’alleanza tra Conte e Letta è in realtà una truffa. Già, come potrebbero governare insieme coltivando obiettivi opposti su questioncelle come impegni Nato e politica internazionale?
La profezia del Foglio
Tanto più che l’intemerata del capo 5Stelle ce n’est qu’un début, non è che l’inizio. La sua sortita ha infatti galvanizzato i grillini e invertito la curva in picchiata nei sondaggi (+0,5 in una settimana). E allora perché fermarsi sul più bello? Il problema, dopo tutto, più che del M5S, forza anti-sistema, è soprattutto del Pd che, al contrario, del sistema è l’architrave. Già, che fare? Un interrogativo che suona persino beffardo per Letta. Sicuro: il segretario dem ha brigato a lungo per staccare Berlusconi da Salvini in nome della cosiddetta “maggioranza Ursula” e ora si accorge che il problema si chiama Conte e ce l’ha in casa. Forse è per questo che, scrive il Foglio, «al Nazareno ormai il ritorno al proporzionale lo sognano di notte».