Economia, Confcommercio: «La crisi durerà». E 8 italiani su 10 tagliano ristoranti e abbigliamento
I consumi scendono, l’inflazione sale, i prezzi arrivano alle stelle. E i rischi per il sistema Paese sono tutt’altro che «transitori». A lanciare l’allarme sono le associazioni di categoria, che con studi e sondaggi mantengono alta l’attenzione sulla nuova fase di crisi che sta vivendo l’economia, dopo il breve periodo in cui sembra che si potesse ricominciare a respirare dopo la pandemia. In particolare, a concentrarsi sul quadro congiunturale è stato il centro studi di Confcommercio, che «bisogna attrezzarsi a fronteggiare una fase di forte decelerazione dell’attività economica». È stata poi Confesercenti a indagare su come cambiano le abitudini di spesa degli italiani, che nell’80% dei casi tagliano le spese non essenziali, dai ristoranti all’abbigliamento.
L’economia e la «natura per niente transitoria» della crisi
«Il quadro congiunturale è rapidamente peggiorato nelle ultime settimane. Nel momento in cui si intravedeva una possibile normalizzazione dell’economia, legata ad una fase meno emergenziale della pandemia, l’avvio della guerra in Ucraina ha riacutizzato le incertezze e il conseguente peggioramento delle prospettive inflazionistiche ha una natura per niente transitoria», ha avvertito Confcommercio, chiarendo che ci aspetta una «una fase di forte decelerazione dell’attività economica». L’associazione, quindi, distingue tra «gli effetti depressivi che prescindono dal conflitto, essendo preesistenti» e «quelli derivanti dalla crisi Russo-Ucraina, che enfatizzano e sclerotizzano tensioni sulle materie prime energetiche e non, impattando tanto sul profilo delle quotazioni quanto sulla fluidità degli approvvigionamenti».
Le stime di Confcommercio su calo del Pil e inflazione
Confcommercio, dunque, vede i «tempi di recupero spostati al 2023». Secondo le stime del Centro Studi, a marzo, il Pil ha consolidato la tendenza al rallentamento emersa nei mesi precedenti, con una riduzione dell’1,7% congiunturale e «nel confronto annuo la crescita si dovrebbe attestare all’1,3%, in brusco ridimensionamento rispetto ai periodi precedenti». «Nella media del primo trimestre il Pil è stimato in calo del 2,4% congiunturale, dato che porterebbe ad una crescita su base annua del 3,3%», spiega ancora il Centro Studi di Confcommercio, sottolineando anche che «non si arresta la tendenza al rialzo dell’inflazione», che su base annua dovrebbe attestarsi al 6,1%. E «se i prodotti energetici guidano la graduatoria degli aumenti, le tensioni si vanno ormai diffondendo a molti segmenti dei consumi, primo tra tutti l’alimentare».