FdI: “Sull’antivirus Kaspersky dal governo poche risposte e confuse”. Ecco che cosa rischiamo
Immaginate di consegnare chiavi di casa, portafoglio, pin della carte di credito, “diario segreto” e cellulare a una persona che reputate fidatissima. Ora, immaginate che quella persona “fidatissima”, si chiami Kaspersky. Un antivirus per un computer o per una rete informatica è appunto la persona a cui concediamo tutte le autorizzazioni. Fidatissima fino allo scoppio della guerra.
I software creati dal genio russo Eugeni Kaspersky, laureatosi alla scuola del Kgb, gestiscono infatti i computer di milioni di utenti e di migliaia di amministrazioni in mezzo mondo. Da noi, fino a pochi giorni fa, gestivano i siti di Palazzo Chigi, ministero della Difesa, Viminale e altre amministrazioni cruciali.
L’allarme del Copasir e l’intervento di Colao
Come hanno riconosciuto anche il sottosegratario con delega alla Sicurezza, Franco Gabrielli e il presidente del Copasir, Adolfo Urso il problema esiste. Oggi Vittorio Colao, nel corso dell’audizione in Commissione Affari costituzionali sullo stato di attuazione del Pnrr, ha parlato della necessità di “potenziare la parte di cybersecurity”, senza dare troppi chiarimenti.
“Le indicazioni ricevute da Colao sulla ricognizione della presenza di software russi nei servizi pubblici nazionali e nelle infrastrutture strategiche ci soddisfano parzialmente. Se è stata condotta, perché non è stato trasmesso al Parlamento lo stato dell’arte sulla presenza di tecnologia della Federazione Russa? Chiediamo chiarezza ai ministri competenti – dichiarano i parlamentari di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli, Emanuele Prisco, Federico Mollicone, Alessio Butti, Marco Silvestroni, Mauro Rotelli – Alla luce delle drammatiche vicende belliche in corso e del rischio di incremento di attacchi cibernetici, nella realizzazione delle infrastrutture di reti ultraveloci le caratteristiche tecniche e di sicurezza delle reti dovranno essere adeguatamente valorizzate”.
Rampelli: “Da chi è stata consigliata la fornitura di antivirus russi?”
“Da chi è stata ‘consigliata’ la fornitura di antivirus russi usata nella nostra pubblica amministrazione italiana? Quali sono stati i criteri di selezione? Con l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin irrompe la questione della sicurezza informatica, uno degli strumenti attraverso cui si combattono le guerre oggi, come aveva fa segnalato il Copasir”. E’ quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia che ha depositato un’interrogazione al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro dell’Innovazione Tecnologica Vittorio Colao.
“Non sorprende quindi – ha aggiunto- che i servizi di sicurezza nazionale chiedano l’eliminazione di Kaspersky, l’ antivirus russo in uso in oltre 2700 uffici della pa, tra ministeri, Comuni e Polizia. Quanto verrà a costare lo smantellamento? E perché è stato scelto questo antivirus? Oggi il pericolo potrebbe arrivare dall’Est, resta però la criticità di mettere in mano i nostri dati ad aziende straniere, che siano russe, americane o cinesi”.
“Il governo, utilizzando i fondi del Pnrr, sviluppi – ha concluso Rampelli- una propria infrastruttura tecnologica di sicurezza informatica che consenta alla nostra pubblica amministrazione di non affidarsi ad aziende straniere”.
Il ceo di Kaspersky cerca di tranquillizzare gli italiani
Il direttore generale di Kaspersky Italia Cesare D’Angelo in un’intervista al Corriere della Sera ha provato a rassicurare gli italiani. “La nostra priorità è sempre stata la privacy e la sicurezza dei nostri utenti”. L’azienda dai natali russi condanna l’azione bellica e nel comprendere i dubbi dei partner istituzionali si rende disponibile “di chi voglia avere delucidazioni tecniche o voglia esaminarci”. E D’Angelo ricorda che l’azienda “ha investito più di tutte in iniziative di trasparenza” nel settore della sicurezza “spostando in Svizzera i data center in cui vengono processati i dati che i clienti scelgono di condividere volontariamente. E siamo pronti a portare a Zurigo chiunque voglia testare l’affidabilità dei nostri sistemi”. D’Angelo aggiunge inoltre che l’azienda ha ottenuto i “massimi livelli di certificazione da advisor esterni in merito alla qualità e integrazione dei nostri processi di sviluppo delle soluzioni e dei nostri data center” ed “è importante sapere che i controlli e l’approvazione finale prima della distribuzione avvengono fuori dalla Russia. Non esiste alcuna connessione, alcun vaso comunicante fra country”. Rassicurazioni che, al momento, non sono sufficienti per nessuno.