Follia all’Università Bicocca: cancellato un corso su Dostoevskij. “E’ russo”. Fu deportato in Siberia nel 1850
Il corso di letteratura russa su Fëdor Dostoevskij è stato annullato, per motivi di opportunità, in quanto lo scrittore, deportato in Siberia nel 1850 e morto nel 1881, è russo. L’ennesima follia delle università italiane, il frutto avvelenato della politica del “cancel culture” di sinistra che ormai impera nel segno del buonismo e dell’ipocrisia. La cancellazione del corso è stata decisa dall’Università Bicocca di Milano, come ha denunciato, commosso, in una diretta Instagram ieri sera, il professor Paolo Neri, titolare del ciclo di quattro lezioni sullo scrittore russo Dostoevskij, partendo dal suo ultimo libro “Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij”.
L’Università cancella il corso su Dostoevskij a causa della guerra
Ieri sera il professor Nori ha ricevuto una mail dall’ateneo milanese che diceva: “Caro professore, stamattina il prorettore alla didattica mi ha comunicato la decisione presa con la rettrice dì rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è quello dì evitare ogni forma dì polemica soprattutto interna in quanto momento dì forte tensione”. “l corso sui romanzi dell’autore russo – spiega Nori su Instagram – doveva cominciare il prossimo mercoledì un corso di quattro lezioni. Mi avevano invitato loro, si trattava di un’ora e mezza ciascuna, era gratuito e aperto a tutti. Io – continua – trovo che quello che sta succedendo in Ucraina sia una cosa orribile e mi viene da piangere solo a pensarci. Ma quello che sta succedendo in Italia oggi, queste cose qua, sono cose ridicole: censurare un corso è ridicolo. Non solo essere un russo vivente è una colpa oggi in Italia. Ma anche essere un russo morto, che quando era vivo nel 1849 è stato condannato a morte perché aveva letto una cosa proibita lo è. Che una università italiana proibisca una corso su un autore come Dostoevskij è una cosa che io non posso credere, quando ho letto questa mail non ci credevo. Non solo essere un russo vivente è una colpa oggi in Italia. Ma anche essere un russo morto, che quando era vivo nel 1849 è stato condannato a morte perché aveva letto una cosa proibita lo è. Che una università italiana proibisca una corso su un autore come Dostoevskij è una cosa che io non posso credere”.
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