Gli ucraini riconquistano Irpin: tank russi respinti e a pezzi. E la ditta che li fabbrica è bloccata dalle sanzioni
L’aggiornamento dal fronte bellico fa sapere che quasi tutta la città di Irpin, vicino alla capitale ucraina, è tornata sotto il controllo delle forze di Kiev che l’hanno strappata alla Russia. Lo annunciato il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, alla Bbc, ricordando con orgoglio come le armate ucraine abbiano “cacciato” i russi anche da Makariv. E concludendo con soddisfazione: «I nostri soldati hanno distrutto il piano di accerchiamento di Kiev». Situata 20 km a nord ovest di Kiev, vicino al piccolo aeroporto di Hostomel, Irpin contava 60mila abitanti, la maggior parte dei quali sono fuggiti ai primi di marzo mentre la città era teatro di violenti combattimenti. Makariv, di cui è le forze ucraine hanno annunciato già ieri la riconquista, si trova a ovest di Kiev. Klitschko ha aggiunto che al momento vi sono attacchi russi a nord e a est della capitale ucraina, ma ha assicurato che i russi «non arriveranno mai a Kiev».
Gli ucraini riconquistano Irpin e bloccano l’accerchiamento dei tank russi intorno a Kiev
Un aggiornamento bellico che però non può prescindere dalla denuncia secondo cui la Russia, nella regione di Kiev, avrebbe usato munizioni al fosforo vicino alle città di Irpin e Gostomel. L’informazione arriva sempre da un sindaco. Questa volta è il primo cittadino di Irpin in persona, Alexander Markushin che, postando su Telegram una foto di un’esplosione. E osservando che l’uso di tali armi da parte dei nemici contro i civili è un crimine contro l’umanità. Oltre che una violazione delle Convenzioni di Ginevra del 1949, ha denunciato: «Ieri 22 marzo, in tarda serata, gli invasori russi hanno usato sopra la periferia nord-occidentale di Kiev le munizioni al fosforo proibite. L’area interessata è approssimativamente quella di Gostomel-Irpin».
Tank russi a pezzi e la ditta che li fabbrica ferma per le sanzioni
Insomma, quella che avrebbe dovuto una guerra lampo. E che Putin si ostina a chiamare una «operazione speciale delle forze russe», si sta rivelando un’impresa tutt’altro che rapida e efficace. La difesa messa in campo dagli ucraini e le perdite registrate sul campo da Mosca stanno mettendo in difficoltà l’esercito russo. E come se non bastasse, alle difficoltà tattiche e alle strategie fallite, nelle ultime ore si è aggiunto anche il macigno sganciato dalle sanzioni. Una bomba internazionale i cui effetti evidentemente cominciano a deflagrare. La riprova sarebbe la notizia che la Uralvagonzavod, la storica fabbrica di carri armati e mezzi blindati della Russia, ha dovuto interrompere la produzione. Il motivo? Date le sanzioni imposte alla Russia, la ditta non riesce più a reperire componenti fondamentali che vengono realizzati all’estero.
Gli ucraini recuperano i blindati russi distrutti
La notizia non è stata ancora confermata da Mosca: al momento, infatti, a rilanciarla hanno provveduto lo Stato maggiore delle forze armate ucraine e fonti di stampa da Kiev. Un importante riscontro possibile, però, sta nel fatto che, effettivamente, la fabbrica risulta inserita nell’elenco Ue delle compagnie russe soggette a sanzioni, perché «i carri armati T-72B3 consegnati alle forze armate russe sono stati utilizzati da Mosca durante l’invasione illegale dell’Ucraina nel 2022». Non solo. Sappiamo tutti che per l’invasione dell’Ucraina, l’esercito russo ha fatto un grande uso di blindati. Ma è altrettanto noto che le forze ucraine sono riuscite però a neutralizzarne e distruggerne una grande quantità.
E rendono impossibile il riutilizzo dei pezzi per le riparazioni del tank russi colpiti
Oltretutto, riferisce tra gli altri il Tgcom 24, «consapevoli della carenza di parti di ricambio, le forze ucraine tendono anche a recuperare tutti i veicoli blindati russi messi fuori uso». In questo modo, non solo le truppe di Mosca perdono i blindati, ma non possono neppure recuperarli per riciclarne i pezzi utili a ripararne altri. E ora, con la Uralvagonzavod ferma, diventa anche più difficile reintegrarli…