I grillini filo-Putin escono allo scoperto: non saranno in aula per Zelensky. L’alleato Pd in imbarazzo…
I grillini filo-Putin alzano la voce: domani non saranno in aula ad ascoltare Zelensky. Il Pd in allarme: basta ambiguità, dicano da che parte stanno… I dem ogni tanto si accorgono che l’alleato a 5 stelle è sempre più spesso, e volentieri, come minimo disfunzionale. Oggi, nello specifico, è toccato ad senatore dem Andrea Marcucci prendere atto dell’ennesimo colpo di scena che scompagina unitarietà di posizioni e di intenti, sia all’interno della frastagliata galassia pentastellata, che tra le due fazioni di governo alleate. La cartina di tornasole dello scollamento è l’intervento in Parlamento, fissato per domani mattina, del presidente ucraino Zelensky. Un’audizione che mette divide ulteriormente il M5S, già pesantemente martoriato dal virus del conflitto interno e dell’eterna indecisione. E che ora mostra l’ennesimo sintomo di malessere, che spacchetta le sue fila sfrangiate anche sulla guerra russo-ucraina.
Il M5S diserta l’aula: i grillini filo-Putin non parteciperanno all’incontro con Zelensky
Una spaccatura non da poco, insomma: tra Putin e Zelensky. E che si aggiunge a quelle che da tempo logorano il Movimento, frazionandolo in ben più che due parti distinte e belligeranti: tra grillini di lotta o di governo. Tra chi sta dalla parte di Kiev e chi con Mosca. Tra quelli più propensi a schierarsi sulle risoluzioni della maggioranza e chi si posiziona più agevolmente sul voto dal fronte contrapposto. Eppure, Marcucci se ne stupisce oggi, alla vigilia dell’audizione del presidente ucraino a Camere unite del Parlamento italiano. Tanto che esterna, chiaramente indignato: «La posizione dell’Italia è chiara. E l’ha definita anche nelle ultime ore il ministro Guerini: dobbiamo fare tutto il possibile per sostenere l’Ucraina. Sì, quindi, ad aiuti militari e umanitari».
Il Pd: «Sia chiaro, il Parlamento sta con Zelensky. Non siamo neutrali o equidistanti»
Così, mentre la guerra infuria e il Paese, d’accordo con l’Europa, ha delineato una precisa linea di demarcazione e stabilito da che parte stare, il M5S torna a spaccarsi e a dividersi in una discussione che, ormai da giorni, infiamma il dibattito interno e le chat grilline. Con tanto di annuncio, arrivato oggi da parte di un gruppo parlamentare di transfughi e dissidenti, quello di Alternativa, che ha formalizzato la sua assenza domani. Un’assenza ingiustificata, si direbbe in lessico scolastico, che il senatore dem commenta e boccia severamente spiegando la presa di posizione da cui si discosta dicendo: «Dal punto di vista parlamentare, Alternativa è poca roba. Preoccupa qualche dissonanza nei gruppi maggiori, M5S e Lega: va messo in chiaro che il Parlamento sta con Zelensky. Non siamo neutrali o equidistanti», sottolinea Marcucci.
I grillini filo Putin e l’imbarazzo degli alleati del Pd
Nessuno spazio a indecisioni e zone grigie. Niente equivoci sul tavolo. Per questo, con Mosca che minaccia l’Italia e il ministro della Difesa Guerini, torna d’attualità la missione russa in Italia ai tempi del Covid e del governo Conte. E interpellato dall’Adnkronos, che gli chiede: «Serve un chiarimento da parte dell’allora premier?», Marcucci conclude significativamente con una proposta. Che, guarda caso, suona proprio come una puntuale sollecitazione a rompere gli indugi e chiarire l’ubicazione del Movimento una volta per tutte: «Al leader del M5S chiederei di assumere una posizione netta oggi senza ambiguità: con il governo Draghi. Con l’Europa. E con l’Alleanza Atlantica». Ossia di riunificare in una sola voce coro e contro canto del Movimento, con buona pace di frondisti e dissidenti.