Il generale Bellini: «Il ritiro dall’Afghanistan è stato una debacle, Putin si è sentito agevolato»
È «probabile» che l’«incredibile debacle» militare e politica del ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan abbia convinto Putin della possibilità di invadere l’Ucraina. A pensarla così è, anche, Gianmarco Bellini, generale in pensione e pilota dell’Aeronautica Militare che nel 1991, durante la prima guerra del Golfo, rimase prigioniero degli iracheni per 47 giorni insieme al navigatore Maurizio Cocciolone. Bellini, che si è congedato dal servizio una decina di anni fa, ora vive negli Stati Uniti. «Può darsi che la titubanza e la mancanza di decisione nel ritiro delle truppe dall’Afghanistan – ha detto Bellini – abbiano dato un po’ il là a Putin per intervenire. Probabilmente si è sentito in un certo senso quasi agevolato proprio perché c’è stata una mancanza di fermezza da parte degli Stati Uniti e dalla Nato in quel disastro che è stato il ritiro delle truppe dall’Afghanistan».
Il ruolo della «debacle in Afghanistan» nelle scelte di Putin
«Ho assistito ad agosto scorso al ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, che è stata una debacle incredibile, non solo da un punto di vista militare ma anche politico. Anzi – ha chiarito Bellini, parlando con l’Adnkronos – è probabile che proprio la gestione di questa situazione abbia portato ad alcune considerazioni da parte di Putin che gli hanno consentito anche di intervenire direttamente con l’Ucraina, cosa che mai aveva fatto in passato». Dunque, anche la voce di Bellini si unisce a quelle di chi, in queste settimane, tra analisti e politici come Giorgia Meloni, hanno rilevato il nesso tra quanto avvenuto in Afghanistan e quanto sta avvenendo oggi in Ucraina.
«Non conviene a nessuno andare avanti in questo modo»
Quanto a ciò che avviene sul campo il generale ha rilevato che «non c’é più la contrapposizione di due eserciti, come era un tempo, con due fazioni in lotta per la supremazia. Adesso molte delle attività belliche si svolgono in ambienti completamente diversi da quelli che erano un tempo, in ambito urbano, con attività anche molto asimmetriche». Per Bellini comunque l’impressione è che «la situazione si stia piano piano riducendo d’intensità. Sono convinto – ha detto – ci siano in atto colloqui molto intensi tra le due parti, Ucraina e Russia. Non conviene a nessuno andare avanti in questo modo, nemmeno all’immagine di Putin, abbandonato e isolato da tutto l’occidente e da tutto il mondo».
La possibilità di una de-escalation dopo il freno di Kiev sulla Nato
«L’attività che sta facendo Putin – ha aggiunto – assolve probabilmente un po’ le aspettative che lui aveva riguardo queste operazioni. Il popolo ucraino è fiero e agguerrito e la resistenza era evidente ci sarebbe stata. Secondo me, l’impegno preso in pubblico dal presidente Zelensky sul mancato ingresso nella Nato dell’Ucraina dovrebbe bastare a portare a una de-escalation del conflitto in maniera abbastanza repentina. Ed è sicuramente una delle azioni anche più logiche che si possano adottare in questo momento. Anche da parte di Putin, sentirsi accerchiato da Paesi che non vedono in maniera benevola la Russia, può avere come effetto una reazione di difesa».
Bellini: «Impensabile una guerra in Europa dopo la fine dell’Urss»
Quindi, «sono convinto che si arriverà a un cessate il fuoco abbastanza rapido, almeno me lo auguro perché una guerra in Europa non me la sarei mai aspettata dopo la fine dell’Unione Sovietica. E una reazione dell’Italia, legata dai trattati internazionali che ha sottoscritto, in primis il patto euroatlantico, sarà naturalmente compresa, se ci sarà un intervento da parte di Putin verso i Paesi della Nato».