Il ricordo di Paolo Colli a 17 anni dalla morte. Fondatore di Fare Verde, pioniere dell’ambiente
Da 17 anni Paolo Colli non è più con noi, morto a Roma il 25 marzo 2005 per una leucemia contratta in Kosovo durante una delle sue tante missioni umanitarie. Causata forse dalle scorie di metallo impoverite delle bombe della Nato.
Paolo Colli: un’assenza che pesa
Un’assenza che pesa. Pesa ai suoi tanti fratelli, ai volontari di Fare Verde, l’associazione che ‘Poldo’ ha fondato nel 1986. Pesa al mondo della destra che ha imparato, tardivamente, ad apprezzare le intuizioni di Colli a tutela dell’ambiente. Pesa agli ambienti di sinistra che hanno trovato un ‘avversario’ leale e allergico alle etiche politiche. Basta farsi una passeggiata virtuale tra i social per capire la statura del personaggio. Foto intime e informali postate su tanti profili e ricordi personali.
Un pioniere dell’ambiente
Paolo era un pioniere, uno sperimentatore, ma anche un cervellone nascosto dietro quegli occhi azzurri e il sorriso scanzonato. Un “eterno ragazzo”. Ma anche un militante coraggioso, il primo ad arrivare in piazza, l’ultimo ad andarsene fronteggiando compagni e poliziotti anche da solo. Per Colli l’ecologia è un fatto di civiltà e l’ambiente un patrimonio da lasciare intatto a figli e nipoti. La difesa della natura che fa carta straccia dei verbosi programmi scritti.
Le adozioni a distanza
Paolo, morto a 44 anni il 25 marzo 2005. non è stato soltanto un ambientalista caparbio e sui generis. Vicedirettore dell’Arpa, l’ideatore di campagne diventate storiche come la battaglia per i cotton fioc biodegradabili, il compostaggio, le energie alternative, i campi anti-incendio nel Lazio, in Campania, in Sicilia. Quando Paolo si arrampicava con i suoi ragazzi, “cialtroni” li chiamava, sopra le vette ferite dai piromani e dalle mafie locali. E poi il volontariato nei Balcani, gli aiuti ai terremotati, agli alluvionati, ai popoli affamati dell’Africa nera, le adozioni a distanza.