Kiev non si arrende, Mariupol sotto assedio. Zelensky a Putin: «È tempo di colloqui di pace»

19 Mar 2022 8:49 - di Lorenza Mariani
Kiev

L’Ucraina non si arrende. Ventiquattro giorni di guerra senza confini. Oltre tre settimane di bombardamenti che hanno sventrato le città, colpendo asili, ospedale, palazzi popolari e stazioni ferroviarie, ma l’esercito e il popolo di Zelensky non si arrendono. Kiev resiste all’assedio e blocca il tentativo di accerchiamento delle armate della Russia, mantenendo il controllo delle due principali strade che portano alla capitale sulla riva destra e sinistra del fiume Dnipro. E Oleksandr Hruzevych, vice capo di stato maggiore dell’esercito ucraino, citato dalla Cnn, aggiornando il bollettino di guerra, fa sapere che, ad oggi, «il nemico è stato fermato a una distanza di quasi 70 chilometri dalla riva destra del fiume Dnipro», che divide in due Kiev. Mentre, anche «sulla riva sinistra, l’avanzata non procede. Il nemico sta cinicamente sparando alle nostre strutture infrastrutturali». Ma «le principali vie di attacco sono bloccate».

Kiev non si arrende, Mariupol sotto assedio

Eppure, nonostante una notte tranquilla, in cui le sirene anti-raid hanno taciuto, bombardamenti e combattimenti continuano a mettere a ferro e fuoco tutta l’Ucraina. Con attacchi concentrati soprattutto sulla martoriata città di Mariupol. L’esercito russo ha annunciato ieri di essere riuscito ad entrare nel centro urbano, insieme alle truppe della “Repubblica” separatista di Donetsk. E proprio la conquista di Mariupol è un punto nodale del conflitto: la presa della città chiuderebbe un cerchio strategico  importante, e consentirebbe alla Russia di garantire la continuità territoriale tra le sue truppe provenienti dalla Crimea annessa, a sud. E le forze del Donbass, a est. Intanto, comunque, nell’area sud del Paese un raid aereo russo ha colpito con diversi bombardamenti la zona meridionale di Mykolaiv. Mentre le autorità ucraine hanno concordato un corridoio umanitario per l’evacuazione dei civili da Luhansk, nel sud dell’Ucraina. Uno spazio aperto dalle 9 di questa mattina ora locale (le 8 in Italia).

Zelensky: «È tempo di colloqui di pace, senza indugio»

Nella notte, invece, il presidente Volodymyr Zelensky è tornato a parlare, postando un videomessaggio su Telegram in cui, rivolgendosi a Vladimir Putin, ha rilanciato: «È tempo di colloqui di pace, senza indugio». E ancora: «Oggi a Mosca c’è stato l’anniversario dell’annessione della Crimea, strappata all’Ucraina nel 2014. E so che lì hanno portato circa 200 mila persone, come il numero di soldati dell’esercito russo che ha attaccato l’Ucraina. Immaginatevi che in quello stadio ci sono 14mila cadaveri e decine di migliaia di feriti. Questo è il numero delle perdite russe a causa dell’invasione. Questo è il prezzo per la guerra in poco più di tre settimane. Bisogna finire questo. Le proposte dell’Ucraina stanno sul tavolo», ha ribadito il presidente. Ricordando che «in questi 23 giorni noi abbiamo sempre proposto il dialogo. E vorrei che a Mosca mi sentissero: è arrivato il momento di incontrarsi. Di parlare. Di ripristinare l’integrità territoriale e la giustizia per l’Ucraina». Quindi, rivolgendosi direttamente a Putin, ha concluso: «È tempo di colloqui di pace, senza indugio».

 

 

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