La Boldrini la spara grossa: negoziati di pace in stallo? Colpa del testosterone, servono donne al tavolo
Stallo dei negoziati tra Russia e Ucraina. Ma perché non decollano? Forse perché il tavolo è tutto al maschile, senza alcuna mitigazione di presenze femminili? Certo la domanda è tendenziosa. Ma la risposta è – se possibile – ancora più faziosa. Se poi a stuzzicare l’intervistata sono quelle volpi di Giorgio Lauro e Geppi Cucciari a Un giorno da pecora, su Rai-Radiouno. E l’interlocutrice è la immarcescibile Laura Boldrini, si capisce “di tutto, di più”. E con buona pace di esperti di diplomazia internazionale, strateghi militari e politologi blasonati, tutto si riduce a una questione di ormoni. Persino la guerra o i colloqui per la pace… Ma andiamo con ordine.
Ucraina, per la Boldrini la guerra è una questione di testosterone
Tutto il mondo è paese, insomma. E chi credeva che il tormentone “ci vorrebbe una donna la Quirinale” si fosse esaurito con la fine della corsa per il Colle, ora dovrà anche ricredersi. Per la Boldrini (ma anche per la Littizzetto, di cui però non parleremo in questa sede), l’analisi geopolitica della guerra tra Mosca e Kiev, e i relativi negoziati di pace, si riducono essenzialmente a una questione sessista. Genericamente intesa, senza fare nomi o avanzare proposte specifiche. E a trionfare è la solita ideologia femminista “d’antan” al comando che, in un contesto tragico come quello che si sta vivendo, è a dir poco decontestualizzante e anacronistico.
La teoria sui negoziati di pace: non decollano perché non ci sono donne al tavolo
Ma Laura Boldrini non perde un colpo: e ne spara un’altra delle sue, riciclando la solita teoria durante il programma radiofonico di viale Mazzini, Un giorno da pecora. E alla domanda diretta del conduttore se la colpa dell’attuale stallo sia da attribuire alla mancanza di donne ai tavoli di negoziazione, l’ex presidente della Camera risponde senza remore: «Forse anche per questo non decollano questi negoziati. C’è troppo testosterone. Inserire anche figure femminili capaci di dare un’altra lettura degli eventi forse non guasterebbe». Come se le possibilità di trattare e di individuare gli estremi per una risoluzione pacifica del conflitto fossero solo una questione di ormoni e di umori…
Si tratta di guerra, non di una battaglia contro il sessismo
Un’analisi forzatamente ideologica e decisamente semplicistica, quella sostenuta dall’esponente Pd, che ammicca a un finale tarallucci e vodka, se solo a quel tavolo si tenesse conto delle quota rosa. Ovviamente, vestali della pace diplomaticamente competenti e che l’indomita ex presidentessa della Camera intende implicitamente dotate di capacità negoziali superiori a quelle degli uomini che al momento si stanno confrontando sul destino del mondo. Divinità tutelari che, e la Boldrini ne sembra certa, solo già presenziando abbasserebbero i livelli di testosterone, limando sciabolate tra i duellanti. Ma la guerra tra Russia e Ucraina non è la battaglia capitanata dalla Boldrini sulle desinenze neutre, o sulla lingua da declinare al femminile. Qui si sta parlando della tragedia di una guerra: e certo non sarà il testosterone a condizionarne le sorti.