La propaganda di Putin fa un’altra vittima in tv: da Floris il caso del militare russo silenziato
Nello studio di DiMartedì, il conduttore Floris dedica un significativo spazio alla scure censoria calata dall’alto sui media e sui social russi in nome in nome di propaganda di Stato e censura di regime. Durante la puntata di ieri su La7, va in onda un servizio sulle iniziative (spontanee?) in scuole e tv tributate all’informazione di Mosca su quella che, all’interno dei confini controllati da zar Putin, non si piò chiamare “guerra”: un termine all’indice (come altre cose) e tempestivamente sostituito dalla perifrastica definizione di «operazione militare speciale». Una dicitura salva faccia che dice tutto. E niente: come madre Russia vuole e pretende. Anche sopprimendo la libera voce di giornalisti televisivi. Militari dissidenti. E “liberi” cittadini che manifestano in piazza.
Le vittime della propaganda di Putin
I dissidenti russi fanno capolino dalla tv di Stato. Ma i censori, numi tutelari della propaganda, sono pronti ad arginarli e smentirli. Dopo il caso dell’irruzione in diretta della giornalista al tg russo, che ha sconvolto per qualche istante la programmazione dell’informazione di Mosca, e scoperchiato il vaso di Pandora sulla disinformatia del Cremlino, ora piombano all’improvviso sulla testa di Putin le immagini estratte dalla tv di stato russa con le dichiarazioni scomode del militare della marina, bloccato all’incipit di una arringa in cui denuncia la morte di migliaia di soldati russi. Il canale, però, è quello del Ministero della difesa di Mosca: il conduttore ligio al dovere di cronaca casalingo, copre subito le spalle al suo presidente e rimedia allo strappo anti-propagandistico inferto a malapena dall’ufficiale disobbediente.
Dalla giornalista tg al militare russo in tv
Un militare che ha sfidato paura e convenzione. Obblighi d’ufficio e dovere demagogico, esordendo nella sua testimonianza con il dire: «I nostri ragazzi stanno morendo e»… Neanche il tempo di aggiungere una correlata alla principale, che il conduttore schierato, capito dove l’ospite stava andando a parare, blocca immediatamente controbattendo: «No, no, no. Non voglio sentire questa roba. Basta. I nostri ragazzi lì stanno distruggendo la feccia nazista. È un trionfo. Il trionfo del nostro esercito. La rinascita della Russia». Una rinascita che arriva dalla morte. E sulle cui supposte valutazioni nulla si può testimoniare o commentare.
Il caso della telegiornalista russa che fa il paio con quello del militare di Mosca
Come dimostra il caso, che fa il paio con quello del militare ospite sul canale del Ministero della difesa di Mosca: quello della giornalista del tg di Stato, Marina Ovsyannikova. La donna al centro delle cronache locali, protagonista dell’irruzione in diretta su Channel One, la più importante emittente pubblica della Russia. E quella che vanta la più grande copertura (propagandistica ?) nel Paese. Un caso finito alla ribalta internazionale. Con la donna arrestata. Interrogata per più di 14 ore senza che potesse contattare i familiari o un avvocato. Quindi ricomparsa direttamente in un’aula di tribunale.
Putin tra propaganda e repressione dei disobbedienti
Ma davvero la giornalista se l’è cavata solo con una multa pari a 280 dollari, in un Paese in cui, al divieto di manifestare, si aggiunge il reato di «discredito dei militari russi»? Un affronto, in cui si sarebbe lanciato il militare protagonista dell’approfondimento di Floris, che rientra penalmente in quella legge approvata dalla Duma che proibisce di chiamare l’invasione in Ucraina «guerra». Una trasgressione che può costare una multa salatissima. E una condanna penale che prevede fino a 15 anni di carcere, se il reato viene reiterato…