La scelta coraggiosa del tennista ucraino: torna a piedi in Patria e si arruola. «Non ho mai sparato»
Una scelta coraggiosa. L’ex tennista ucraino Sergiy Stakhovsky è tornato a Kiev a piedi per combattere contro l’invasione russa. Il 36enne appena ha visto le immagini della guerra non ci ha pensato due volte a lasciare tutto: è tornato in Ucraina attraversando a piedi il confine slovacco. A darne la notizia il canale Telegram Ukraine Now. Il campione ucraino, famoso per la vittoria su Roger Federer a Wimbledon nel 2013, nel mese di gennaio ha chiuso la carriera da professionista.
Il tennista ucraino: «Una decisione molto difficile»
«È stata una decisione molto difficile, ho una moglie e tre figli che adoro. Devi dire loro che papà sta partendo e non sa quando tornerà. A volte è difficile dormire con tutto questo in testa. Ma ora che sono a Kiev mi sento sollevato, perché vedo molta energia negli occhi della gente», racconta Stakhovsky, che in carriera può vantare come best ranking la 31esima posizione raggiunta nel 2010, al portale australiano “Whooska”.
«Non sono un soldato, non ho mai impugnato una pistola, non ho mai sparato a nessuno. Ma se devo, lo farò. Paura? Certo che c’è paura, solo gli idioti non provano paura in questa situazione», conclude l’ex tennista 36enne.
«È un eroe»
Il mondo dello sport apprezza la sua scelta. «Conosco Sergiy Stakhovsky, non una conoscenza approfondita ma ci ho scambiato qualche battuta durante i tornei internazionali. Devo dire che la notizia che si sia arruolato per difendere la sua Patria è qualcosa che gli fa onore, la dimostrazione di un senso di appartenenza che non si vede molto in giro. Per me è un eroe». Sono le parole dell’ex capitano di Coppa Davis azzurro, Corrado Barazzutti, all’Adnkronos.
«È chiaramente molto triste il fatto che ci siano persone che si arruolano e vanno in guerra. Credo che su di lui abbia prevalso quel senso di amore per la patria, vedere invadere il proprio paese lo ha portato istintivamente ad arruolarsi», prosegue Barazzutti.
«Personalmente credo che quello a cui stiamo assistendo sia una storia molto triste e preoccupante. Non avrei mai immaginato una guerra e uno sviluppo di questo genere e mi chiedo a cosa ci porterà», conclude.
Paolo Bertolucci: «È un grande uomo»
«Non ho le parole giuste per descrivere la mia ammirazione per Sergiy Stakhovsky». Lo dice all’Adnkronos Paolo Bertolucci. «Qui non si tratta di sport ma di qualcosa di più grande, e Sergiy è un grande uomo. Decidere di lasciare la famiglia e andare in guerra a difendere il suo paese: io mi inchino». D’altronde «abbiamo visto uomini e donne accompagnare la famiglia alla frontiera e tornare indietro a combattere, questa è gente forte. Anche i nostri antenati hanno dato la vita per la patria, tutte cose dimenticate che ora stanno tornando. Sembra di leggere i libri di storia e invece è qui, adesso e a poca distanza da noi».