Le sanzioni peseranno 1,5 mld sul Made in Italy della moda: anche Cucinelli chiude i negozi in Russia
Nel nuovo pacchetto di sanzioni della Ue contro Putin è compreso “il divieto di esportare qualsiasi bene di lusso dall’Ue verso la Russia, un colpo diretto all’élite russa”, ma anche al Made in Italy. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha detto ieri che “coloro che sostengono la macchina da guerra di Putin non devono più godersi uno stile di vita opulento, mentre le bombe cadono sulle persone innocenti in Ucraina”. Quello che la nobildonna tedesca non dice è che le sanzioni avranno ripercussioni negative soprattutto per l’Italia e la Francia.
Il Made in Italy è il più penalizzato dalle sanzioni alla Russia
Nel concreto, le sanzione targate Ue e vanno a colpire pesantemente il Made in Italy. Il sistema della moda italiana, quindi tutto il comparto del tessile e abbigliamento, vende nell’ex Unione sovietica circa 1,5 miliardi di euro l’anno. Come hanno riportato alcuni media specializzati in alta moda, «Mario Draghi aveva avviato delle trattative affinché i beni di lusso italiani venissero esclusi dalle sanzioni di ritorsione che bloccheranno le esportazioni e alcune transazioni finanziarie con la Russia». Inutilmente. Laddove non era riuscita neanche la pandemia, che aveva scalfito il giro d’affari solo in parte (alla fine del 2021 il valore era ancora inferiore ai livelli pre-pandemia ma di soli sei punti percentuali) rischiano di riuscirci le sanzioni contro la Russia decise da Bruxelles.
Cucinelli chiude i negozi ma paga lo stesso gli stipendi ai dipendenti russi
Ad oggi, le aziende italiane del settore che intrattengono maggiormente rapporti con la Russia, sono Geox e Cucinelli che dipendono rispettivamente dal mercato russo per l’8% e il 5%. In Russia Brunello Cucinelli ha tre negozi diretti chiusi, di cui due rinnovati alla fine del 2021 (uno a Mosca e uno a San Pietroburgo) e in maggio era in programma l’apertura di un secondo negozio a Mosca. In base a quanto emerso la decisione presa è di garantire il salario a tutti i collaboratori russi, come nel 2020 durante il lock-down nel primo periodo di pandemia.