Lo schiaffo di Will Smith stordisce i nostri radical chic: Concita e compagni non sanno da che parte stare

30 Mar 2022 15:16 - di Giulia Melodia
Will Smith

Lo schiaffo di Will Smith manda in tilt la sinistra al caviale di casa nostra. A giudicare dai commenti del mainstream che Repubblica ha raccolto in un dotto paginone doppio, e da quelli arrivati da social e tv, i sapienti guru radical chic stavolta sono proprio in confusione. Incerti se propendere per la donna, di colore, offesa in diretta planetaria da un artista suo connazionale per il suo problema fisico. O con il conduttore nero della serata, picchiato per l’affronto dal marito divo, intemperante, scivolato sulla buccia di banana del machismo duro e puro. E così, dopo i beniamini hollywoodiani del politicamente corretto, anche i “compagni” di casa di nostra – quelli che non stanno “né con Putin né con la Nato” – ora devono schierarsi. Ma nel blackout più nero sembrano prediligere la non posizione: “Né con Will Smith, né con Chris Rock”. E tutto sommato, neppure con la donna presa in giro che, tra sessismo e body shaming, in fondo per i radical chic buonisti a corrente alternata avrebbe dovuto difendersi da sola.

Lo schiaffo di Will Smith manda in tilt il mainstream

Così ieri, Repubblica riportava i commenti e le sentenze dei soliti Soloni di sinistra alle prese con l’ardua impresa di leggere lo schiaffo e dargli un significato il più possibile politicamente scorretto. Come Francesco Merlo, che replicando ai rilievi di un lettore ha dichiarato: «Non sono un femminista, ma la logica d’onore del marito Will Smith, brutale ma virile, offende Jada Pinkett più della volgarità di Chris Rock. È stato uno scontro tra due caproni: uno ha straparlato e l’altro ha usato le mani». Zero a zero e palla al centro? Mah, forse più tutti giù per terra a rotolarsi – e a crogiolarsi – nel magma indistinto della condanna tout court che salva e accusa capra e cavoli.

La sinistra radical chic non sa con chi schierarsi: da Merlo alla De Gregorio…

Stessa linea qualunquista adottata da Concita De Gregorio. La quale, prima passa al microscopio, con entomologica precisione, tutte le malefatte di Will Smith che cede all’ira: «Non ti alzi a dare un colpo al tipo, per nessuna ragione. Non inveisci contro di lui dopo averlo colpito. E non usi pronomi di possesso a proposito della donna che ti siede accanto, perché nessuno è tuo». Soprattutto, sembra sottinteso, «non reagisci al posto suo», sentenzia la giornalista puntando l’accento sul sessismo tra le righe del gesto e delle parole della scazzottata hollywoodiana. Poi, dopo essersela presa fugacemente con il conduttore-autore dell’offesa indirizzata a una donna che porta i capelli rasati a zero a causa di un problema di salute (“sapendolo perfettamente” sottolinea in rosso in un inciso la De Gregorio), liquida Chris Rock con una battuta da bar dello sport.

Difendere la donna derisa o il nero aggredito? Sessismo o razzismo?

E sfoderando il cartellino rosso decreta: «Dovrebbe ripartire dai pub di provincia, se ancora gli danno un microfono»… Così, con i duellanti sistemati, è con la donna che Concita se la prende maggiormente. È lei, Jada Pinkett in Smith, offesa due volte e incapace di difendersi da sola. Messa ko, secondo la conduttrice di In onda, «prima dal maschio-comico che ha ironizzato sulla sua alopecia». E poi dal «maschio-marito, sceso in campo per difenderla». Insomma, il solo dire «mia moglie» e il farlo passare, per Concità è un affronto che grida vendetta. Ma che non deve scatenare reazioni…

Tutti appesi al gancio sessista, ma…

Tutto sempre più confuso e contradditorio. Talmente nebuloso e cerchiobottista che neppure l’intervista a Cristina Comencini, pubblicata nella seconda pagina che Repubblica dedica alla vexata quaestio, riesce a fare chiarezza. Una cosa è certo, nel profluvio di se e di ma, la sinistra radical chic in cortocircuito tenta disperatamente di aggrapparsi al gancio anti-sessista. E la scrittrice, sceneggiatrice e regista interpellata dal quotidiano diretto da Molinari ci si avvinghia a doppio giro. Prima dicendo: «Nel fare questa operazione da macho, Smith non mette in luce il fatto che lei è attaccata non in quanto sua moglie, ma come donna, con una frase sessista». Poi aggiungendo: «Come donna aveva diritto di reagire. Se si fosse alzata e avesse dato lei lo schiaffo, la reazione sarebbe stata diversa». Insomma, un duello al femminile è preferibile a un match ad alto tasso di testosterone? O è tutto sempre “tossico” comunque?

Gabriele Muccino, l’unico giudizio netto: «Ha creato un danno alla comunità afroamericana»

Tra tutti, alla fine chi se l’è cavata meglio è il regista Gabriele Muccino che, sulla vicenda che ha travolto l’amico americano, a Repubblica ha detto: «Will è un uomo d’onore quasi all’antica, difende i suoi affetti e chi lavora con lui. Mi ha sempre protetto dalle ingerenze dei produttori. È una delle persone più leali che abbia conosciuto a Hollywood, piena di gente ipocrita e inaffidabile». Poi, alla domanda: «Ha creato un danno alla comunità afroamericana, in un bellissimo momento?», il cineasta romano risponde tranchant, senza se e ma che assolvano: «Non poteva fare di peggio, nella serata più importante. È un dispiacere umano forte perché non meritava di inciampare così». Amen: la liturgia politically correct è terminata. Almeno un giudizio netto c’è stato. Ma che fatica…

 

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