M5S: la guerra infuria, i prezzi schizzano ma i grillini tormentano Conte sul terzo mandato
Sul MoVimento sventola bandiera bianca: quella della resa a un destino ineluttabile. «A me m’ha rovinato ‘a guera», imprecava Nando Mericoni con la voce baritonale di Alberto Sordi. Ai grillini pure. Già, non fosse mai scoppiata, avrebbero tolto il disturbo sin dalle prime avvisaglie sull’impennata dei prezzi di servizi e bollette. Ma la guerra (purtroppo) c’è, e uno strappo non lo capirebbe nessuno, neppure quel 15 per cento scarso che ancora voterebbe 5Stelle. Tutti in coperta, dunque, ma non in silenzio. Ben lo sa Giuseppe Conte, il leader congelato (dal Tribunale di Napoli), costretto a staccare la telecamera di Zoom dalle incalzanti domande dei capigruppo di Camera e Senato.
Il M5S di Conte è una polveriera
Credeva di trovarsi in un incontro organizzativo e si è ritrovato seduto su una polveriera. A Conte (come ai suoi vice Gubitosa e Ricciardi), capigruppo e membri dei rispettivi direttivi hanno chiesto di tutto, dal dissenso interno sull’Ucraina al terzo mandato, passando per il nodo del simbolo alle prossime amministrative. Un fuoco di fila che Giuseppi non si aspettava di trovare in una riunione che immaginava, se non altro, sedata dal rango dei partecipanti. Invece, sorpresa. Mista alla consapevolezza che il malpancismo pentastellato è inversamente proporzionale alla distanza temporale dalle urne: più questa diminuisce, più quello cresce. Perfino nel gruppo dirigente. Già, la prima linea dei Di Maio e dei Fico sente puzza di ecatombe elettorale. I voti sono dimezzati e i seggi da assegnare pure. In più, incombe il niet sul terzo mandato.
«Consulteremo la base, ma Grillo è contrario»
«La nostra base si esprimerà anche se Grillo è contrario», ha vagamente promesso Conte. Non era esattamente questo quel che i maggiorenti 5Stelle volevano sentirsi dire. La deroga, quella sì, è la parola magica. Giuseppi ne è consapevole, ma il tempo gli è propizio per giocare come il gatto col topo. Anche perché nessuno capirebbe l’apertura di una consultazione tra gli iscritti per salvare culo e poltrona ai pezzi da novanta mentre cambia la carta geografica dell’Europa e scarseggiano le materie prime. Non c’è spazio per un gran finale di legislatura con tanto di ritorno all’opposizione dura e pura ad uso dei gonzi. Non c’è spazio e non c’è tempo. In compenso, c’è la guera: la stessa che i nandomericoni a 5Stelle temono più di quanto non capiti agli ucraini che combattono quella con la doppia erre, quella vera.