Meloni a Draghi: Noi contro i carri armati fin dal ’56. Siamo rimasti dalla stessa parte della libertà (video)
Anzitutto una questione di metodo. Giorgia Meloni risponde all’intervento del premier Draghi alla Camera sull’invasione russa dell’Ucraina ponendo una questione fondamentale. “Questo parlamento voterà il suo primo indirizzo quando è stato decretato uno stato di emergenza che nessuno ha discusso”. Prosegue la leader di FdI: “Se avete varato un nuovo stato di emergenza, come minimo va rimosso immediatamente lo stato di emergenza relativo al Covid“, ha precisato guardando dritta verso i banchi del governo. “E’ grottesca una nazione in cui ci sono contemporaneamente due stati di emergenza, soprattutto in una democrazia”.
Ucraina, Meloni: “Risposta compatta a un’ aggressione militare inaccettabile”
Una questione non secondaria a cui segue un intervento vibrante sulla guerra scoppiata alle porte d’Europa. “Questo è il tempo del coraggio, della fermezza, della libertà, della solidarietà, di una risposta compatta ad un’aggressione militare che non possiamo accettare“. “Questo – ha aggiunto – è il tempo di dare il massimo sostegno al popolo ucraino, che sta insegnando al mondo cosa significhi l’amore per la propria terra”. “L’Italia non può che camminare al fianco dei suoi alleati”, ha ribadito forte e chiaro la Meloni. L’Europa dunque. “Dobbiamo pretendere che l’Unione europea crei un fondo cospicuo per ristorare le nazioni maggiormente colpite dalle sanzioni: parlo di soldi a fondo perduto, non di altri debiti per stringerci il cappio attorno al collo”. Così Giorgia Meloni ricorda a Draghi e ai parlamentari che non si tratta “certo di quello che potremmo fare con la riforma del Mes: su quella la nostra opposizione sarà totale”.
“Se Draghi difenderà l’interesse nazionale FdI farà la sua parte”
Pungente, determinata come sempre, non può esimersi da una constatazione: “Qualche critica è permessa, anche sulle doti diplomatiche di questo governo, ci permettiamo di nutrire qualche perplessità. Presidente Draghi ieri è saltato il collegamento con Macron perché non c’era campo. Qualche giorno fa Zelensky è stato rimbalzato da un suo collaboratore evidentemente non adeguatamente informato”. Insomma, “questi sono fatti, neanche nella grotta di Bin Laden si avrebbero tutti questi problemi di comunicazione”, aggiunge con una nota ironica Giorgia Meloni: “L’Italia in una fase come questa possa permettersi di fare queste figure”.
Meloni: “Abbiamo un unico padrone, l’Italia”
“Noi – aggiunge rivolta a Draghi- guardiamo la politica estera dal punto di vista di un unico padrone, cioé l’Italia. Non abbiamo mai voluto vincere il premio di chi era il più atlantista, di chi era il più gradito alle cancellerie europee; o piuttosto di chi era il miglio amico di Putin, come piace fare ad altri qui dentro“. “Ci sarà il tempo per discutere degli errori”. “Noi – scandisce questo passaggio determinante- abbiamo sempre difeso le nazioni dell’est. Nel ’56 eravamo con Budapest, siamo dalla stessa parte della libertà”. “Eravamo noi che chiedevamo maggiori spese nella difesa: non ci può essere politica estera senza deterrenza militare”. E precisa a chiare lettere l’obiettivo primario di FdI: “Per noi conta la difesa dell’interesse nazionale italiano. Presidente Draghi se lei lo farà, Fratelli d’Italia farà la sua parte. Noi non facciamo mai opposizione all’Italia ma al governo”.
Bordata alla sinistra: “Più camerieri tra certi giornalisti…”
“Gli ucraini in Italia sono lavoratori onesti, la sinistra li avrebbe definiti così quando aveva un’identità, ora li definiscono camerieri e badanti”. Così Giorgia Meloni incalza i giornalisti di siistra del servizio pubblicoautori di una gaffe che defiire imbarazzante è dire poco. “Lo dico – conclude – con rispetto della categoria dei camerieri, ho visto più camerieri fra certi giornalisti che in tutto il popolo ucraino”. Al termine degli interventi è arrivato il via libera dell’Aula della Camera alla risoluzione bipartisan sul conflitto in Ucraina con 520 voti favorevoli. La risoluzione è stata votata per parti, su alcune registrando l’unanimità ma su alcuni passaggi, come sul punto 3 relativo all’invio di mezzi militari, diversi voti contrari. Sono stati 12 gli astenuti nel voto sull’invio di armi. Tra questi 2 M5S, Sebastiano Cubeddu e Vittoria Casa, e anche Laura Boldrini del Pd. Inoltre ci sono Stefano Fassina, Erasmo Palazzotto e Maria Flavia Timbra di Leu. I restanti appartengono al Misto.