Meloni: «L’Ue si muove sempre quando è sull’orlo del baratro. Prima del conflitto è stata inesistente»

10 Mar 2022 14:09 - di Eleonora Guerra
meloni

Ucraina, presidenzialismo, catasto, rapporti nel centrodestra. Giorgia Meloni ha fatto il punto sui dossier politici più stringenti nel corso di una lunga intervista con il Corriere.it, rilasciata al vicedirettore Venanzio Postiglione. «I latini dicevano si vis pacem, para bellum…», ha ricordato la leader di FdI,  rispondendo a una domanda sull’aiuto militare da parte del governo italiano all’Ucraina. «Noi ci siamo schierati subito a favore dell’Ucraina», ha sottolineato, rimarcando che quello che sta accadendo è «inaccettabile» e che «la reazione coraggiosa, patriottica e inaspettata (del popolo ucraino, ndr) è per noi una motivazione in più per garantire il diritto alla sovranità nazionale».

La crisi in Ucraina «toglie il velo sui veri profughi»

Meloni, quindi, ha portato l’esempio delle «immagini di oggi di una mamma che sta per partorire sotto le bombe», aggiungendo che, tra l’altro, la situazione in Ucraina «toglie il velo sui veri profughi: mi spiace che si mettano sullo stesso piano profughi veri con migranti economici». «Non abbiamo mai avuto dubbi sul fatto che l’Italia debba fare parte dell’Alleanza atlantica», ha quindi proseguito la leader di FdI, avvertendo però che rispetto agli Usa «l’Europa deve conservare una salda autonomia».

L’Ue «è stata inconsistente ed evanescente»

«Non dobbiamo seguire pedissequamente quel che fa il governo americano. Per esempio, l’Europa deve dotarsi di un esercito proprio. L’Alleanza atlantica forse funzionerebbe meglio», ha chiarito Meloni, sottolineando che l’Ue «è stata ininfluente ed evanescente prima che scoppiasse il conflitto. Adesso cerca di recuperare compattezza, ma è troppo tardi. Si muove sempre quando è sull’orlo del baratro. È avvenuto anche sulla pandemia e anche rispetto alla crisi energetica». Il governo italiano, comunque, «fa bene a mantenere la compattezza con la comunità internazionale. Ritengo che faccia bene a muoversi in sinergia con l’Europa e la comunità internazionale».

La marginalità italiana sul piano diplomatico

La leader di FdI, però, ha anche non potuto non constatare che sul «piano della centralità diplomatica il governo non ha dato grande prova di sé». «Continuano interlocuzioni dalle quali siamo sistematicamente esclusi e questo mi dispiace», ha sottolineato. Meloni, poi, ha ribadito di trovare corretta la via delle sanzioni, che «sono l’unico strumento di cui disponiamo». «Però – ha avvertito – bisogna capire le ricadute. Soprattutto sull’energia. FdI pensa che il governo debba pretendere un piano occidentale di aiuti a fondo perduto per compensare le nazioni che più stanno pagando un prezzo al conflitto. In Italia viviamo una condizione economica pesantissima. Ci sono le bollette ma non solo, rischiamo di andare fuori controllo. La comunità internazionale esiste?».

Meloni: «Stucchevoli le critiche a Salvini»

Quanto al ruolo del centrodestra, ha chiarito che «non mi pare che sia scomparso sul piano della politica estera». «È rimasto compatto e sta cercando di dare una mano come sta facendo FdI», ha sottolineato Meloni, smascherando l’ipocrisia di chi in questi giorni attacca Salvini. «Non sono nel momento migliore dei rapporti con Salvini, ma – ha affermato la leader di FdI – trovo stucchevole che non gli si perdonino i rapporti con Putin quando tutti quanti hanno avuto rapporti con il presidente russo. Basta fare un giro sulla rete. E trovo un po’ stucchevole che a fare la morale a Salvini siano gli stessi che ancora devono dimostrare di non aver preso soldi da Maduro, quelli che si fanno pagare dagli sceicchi sauditi e quelli che si vantavano di prendere soldi dall’Unione Sovietica che entrava coi carri armati a Praga e Budapest».

Il presidenzialismo «è la madre di tutte le riforme»

Sui rapporti interni alla coalizione Meloni è tornata a chiedere agli alleati «chiarezza sugli intendimenti, sulle regole di ingaggio, sulla lealtà». «Noi abbiamo chiesto chiarezza sulla volontà del centrodestra di difendere con orgoglio questa metà campo, di non ammiccare alla metà campo avversaria», ha detto, ricordando che il governo appare molto appiattito sulle posizioni del Pd. Poi un passaggio sulle riforme di cui più si discute: presidenzialismo e catasto. Il primo è «la madre di tutte le riforme» e «cambierebbe tutto». «Altrimenti – ha detto – anche con il premier più autorevole non cambia nulla. Ci sono partiti che dicono di essere favorevoli, ma vedremo come si comporteranno. So che ci sono molte resistenze». «Io sono favorevolissima ad eleggere un’assemblea Costituente per fare questa riforma», ha proseguito Meloni, ricordando di aver sottoscritto la proposta della Fondazione Einaudi in questo senso.

La riforma del catasto e le tasse sulla casa

Quanto al catasto, Meloni ha chiarito che le rassicurazioni di Draghi sul fatto che non ci saranno nuove tasse sulla casa non collimano con ciò che è scritto nei documenti. «Non sono io a dire che le tasse aumenteranno, lo dicono loro», ha spiegato, ricordando che nei testi del governo è scritto che la riforma del catasto risponde alle richieste Ue in relazione al Pnrr, che indicano nella revisione di agevolazioni fiscali e stime catastali la strada per «compensare» la riduzione della pressione sul lavoro. Dunque, «o Draghi non legge i documenti del governo, ma non credo, o non dice la verità». «Trovo surreale – ha quindi concluso Meloni – aumentare le tasse sulla casa. E ancor di più mettere la fiducia. L’Italia non se lo può permettere. Draghi deve andare in Europa a dire che non consentirà macelleria sociale sui nostri cittadini, atteso anche che i soldi ce li danno a debito».

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