“Mi hanno chiesto un toast dopo lo stupro”: parla la mamma violentata col figlio dai tunisini a Roma
Le parole della donna stuprata in casa dai due tunisini, che in precedenza avevano fatto altrettanto con il figlio diciassettenne, sono da film dell’orrore, da Arancia Meccanica. “Dopo che mi hanno violentata hanno voluto mangiare: gli ho dovuto fare un toast al prosciutto cotto”, racconta nei verbali pubblicati da Repubblica la signora Francesca, 50enne madre di Mario, che ricostruisce l’orrore che ha vissuto nella notte tra sabato e domenica nell’appartamento di famiglia, al piano terra di una palazzina di edilizia residenziale a Casal Monastero.
Lo stupro dei due tunisini nella notte di Roma
La vicenda è agghiacciante. Due tunisini che sequestrano un ragazzino, lo portano prima a casa loro dove gli usano violenza, poi vanno a casa della vittima dove trovano la mamma e la sorellina, per poi abusare della donna e chiedere perfino del cibo, prima di andare via. Il racconto riportato nella denuncia ai poliziotti e da Repubblica, è terribile: “È stato un incubo, un film dell’orrore, gli ho detto, prendete quello che volete. Gli ho dato 250 euro in contanti, cercavano un Rolex, ma ce l’aveva mio marito che era a Milano. Eravamo in salone, a un certo punto uno di loro due mi ha detto: ‘Vieni con me, ti devo dire una cosa segreta, in privato’. Io gli ho risposto: ‘Dimmela qui, c’è anche mio figlio’. Non c’è stato verso, mi ha obbligato seguirlo in camera da letto e ha chiuso la porta a chiave. Mi ha puntato il coltello, mi ha preso la mano, ha iniziato a strusciarsi. Io ho provato più volte ad allontanarmi, a un certo punto non ce l’ho fatta più”.
La richiesta del cibo dopo la violenza sessuale
Dopo la violenza sessuale, i due tunisini hanno voluto mangiare: “Gli ho dovuto fare un toast al prosciutto cotto. Gli ho detto: ‘Prendete tutto quello che volete, ma lasciate in pace mio figlio’. Ma loro mi hanno risposto: ‘Tu adesso ci accompagni a casa”. Alla fine, però, i due sono andati via da soli e la donna ha chiamato il marito e il 112: l‘auto del ragazzino, nella quale i due tunisini si stavano allontanando, è stata rintracciata grazie al satellitare, fino all’arresto degli extracomunitari.