Morire sul campo senza mai mollare: la guerra proseguirà ma gli ucraini hanno già umiliato Putin
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
La fine già scritta di Vladimir. E’ la peggiore sconfitta sul campo per grande Armata Rossa. Comunque vada a finire, d’ora in avanti, la sconfitta del modello militare che per troppo tempo abbiamo somatizzato come superpotenza, apparterrà al passato. La Russia, militarmente parlando, non solo ha fallito, ma si è persino ridicolizzata nei confronti di una nazione che in un mese di guerra ha mostrato al mondo cosa può fare l’autodeterminazione ed il credo ideologico nella sovranità di un popolo.
Il valore morale e militare degli ucraini
L’Ucraina e gli ucraini, una nazione nuova ora, grazie all’aggressione sovietica, hanno dimostrato che per la bellezza della libertà, per difendere i valori di civiltà e la speranza di democrazia, si può e si deve morire sul campo, senza mai mollare. Vero è che lo scenario è drammatico, città rase al suolo, migliaia di morti in una guerra che non ha alcuna giustificazione. Le città saranno ricostruite; sono le vite umane che non potranno mai più ritornare ai loro cari. Ma è questo il prezzo salato della guerra. La guerra in realtà, per la concezione di scontro sul campo con vincitori e vinti, è già conclusa. Per gli anni che verranno, la storia indicherà senza ombra di dubbio il popolo ucraino quale vincitore, così come rimarcherà la pesante sconfitta delle forze armate russe. Lo sanno bene anche al Cremlino se hanno dovuto fare d necessità virtù, provando a cambiare le carte in tavola nelle ultime ore.
La propaganda che Mosca è costretta a fare
Insomma da Mosca fanno sapere che la prima fase della sua “operazione militare speciale” è finita e che le truppe si concentreranno ora sul completamento di quello che è stato definito “l’obiettivo principale”: la “liberazione” della regione orientale del Donbass. Lo conferma il Vice-capo di Stato Maggiore russo, il Colonnello Generale Sergei Rudskoy. Dunque nessuna “denazificazione”, nessun controllo del territorio ucraino. Non solo questo, perché al concreto rischio di smantellamento delle linee d’attacco russe al fronte, proprio a causa della pesante sconfitta e con perdine inimmaginabili, in termini di uomini e mezzi, causati dalla resistenza ucraina, da Mosca arriva anche un’altra notizia che mira solo e soltanto a tenere alto l’animo delle truppe al fronte. I soldati russi sarebbero stati informati dai loro superiori che la guerra dovrebbe finire entro il 9 maggio, data in cui in Russia, ogni anno, si celebra con una parata militare il Giorno della Vittoria, della campagna sui nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Propaganda ed ancora propaganda.
L’era di Putin è al tramonto
Un modello comportamentale che avevamo dimenticato, nella speranza di un cambiamento reale con la globalizzazione, dei russi e della Russia. Ma non è così, a Mosca l’unico modello che si consce è quello applicato sul campo dall’ex tenente colonnello del Kgb, Vladimir Putin. Come dire che “il lupo cambia il pelo ma non il vizio”. Ulteriore dimostrazione della controinformazione è, ad esempio, la dichiarazione del vice-capo dello Stato Maggiore russo che ha affermato come in Ucraina dall’inizio del conflitto sono morti finora 1.351 soldati russi e che 3.825 sono stati feriti. Dati presumibilmente falsi; la NATO ha stimato, mercoledì scorso, che da 7.000 a 15.000 soldati russi sono rimasti uccisi in quattro settimane di guerra in Ucraina. Certo rimane il pericolo nucleare e batteriologico; è innegabile. Ma la guerra e la faccia i russi l’hanno già persa. Il mondo è cambiato, pensavamo lo avesse compreso bene Putin ed i suoi oligarchi che di questo cambiamento si sono presi gli effetti peggiori della globalizzazione, per la gente comune, ma che per loro sono risultati essere affari miliardari.
La guerra sul campo, quella calda, come il calore del sangue che viene versato, continuerà ancora per qualche settimana, questo è chiaro. Una nuova guerra fredda intanto si è già materializzata. La prima vera vittima della stessa sarà proprio lo zar Putin. La storia lo insegna. Putin sarà vittime egli stesso del sistema che ha costruito ed alimentato in questi anni. Lo faranno fuori i suoi stretti collaboratori (forse anche fisicamente); probabilmente gli eviteranno la gogna pubblica, come fu riservato viceversa a Saddam Hussein e Gheddafi che non erano dissimili da Vladimir. Ma la sua fine è segnata. Sarà più complesso per le democrazie occidentali invece vedere la fine del putinismo che purtroppo, velocemente, cambierà veste ed assumerà le sembianze di una nuova democrazia in Russia. Anche questo lo abbiamo già visto nel dopo Eltsin a Mosca.