Moro, 44 anni fa l’eccidio di Via Fani. Il delirio dell’ex-Br Persichetti: «Basta inseguire fantasmi»
Il 16 marzo di 44 anni fa un commando di brigatisti rossi rapì Aldo Moro dopo aver trucidato i cinque agenti addetti alla sua sicurezza. Quella «geometrica potenza di fuoco» (così il PotOp Franco Piperno definì l’eccidio di Via Fani) segnò il livello più alto della sfida armata allo Stato. Ma è altrettanto vero che proprio da lì cominciò il rapido declino del terrorismo comunista nei settori risultati fino a quel momento più permeabili alla sua opera di reclutamento. Circa le responsabilità di quella livida stagione non tutto è ancora chiaro, nonostante i processi – ben cinque – sul rapimento dello statista dc ed il massacro della sua scorta.
I carnefici di Moro e la “Resistenza tradita”
È certo, invece, che ad uccidere Moro furono terroristi allevati nel mito della Resistenza tradita. Erano perciò convinti di dover contendere al Pci, ormai imborghesito, la presa sul proletariato. Ciò nonostante, c’è ancora chi – come l’ex-Br Paolo Persichetti – è convinto che il “non detto” su quella strage sia di gran lunga superiore alla verità uscita dai vari filoni processuali. «Non contenta di aver condannato 11 persone estranee al sequestro, la giustizia prosegue la sua caccia ai fantasmi di un passato che non passa», scrive infatti oggi sul suo blog Insorgenze.net.
La strage dei 5 uomini di scorta
Quando parla di “fantasmi” Persichetti si riferisce a se stesso. È infatti di nuovo indagato, questa volta per aver divulgato materiale riservato della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sequestro e l’uccisione del leader Dc. Un’accusa da lui ritenuta insussistente. «Pochi sanno – scrive ancora Persichetti – che per il sequestro e l’esecuzione di Aldo Moro e dei cinque uomini della scorta sono state condannate 27 persone. La martellante propaganda complottista sulla permanenza di “misteri“, “zone oscure“, “verità negate“, “patti di omertà“, ha offuscato questo dato (…). Oggi sappiamo (…) che solo 16 di queste 27 persone erano realmente coinvolte, a vario titolo, nel sequestro».
L’ex-terrorista è indagato per favoreggiamento
Ma Persichetti non la dice tutta. Il motivo per cui è indagato è tutto in un libro scritto nel 2017 con Marco Clementi ed Elisa Santalena (“Brigate rosse, dalle fabbriche alla campagna di primavera“). Sulla strage di Via Fani, la Procura di Roma gli contesta l’omissione di alcuni passaggi presenti nelle email con Alvaro Loiacono, anch’egli ex-Br, da cui emergerebbe una ricostruzione dell’agguato «distonica» rispetto a quella nota. Ma anche «funzioni inedite svolte da Loiacono rispetto a quelle riscontrate processualmente». Il sospetto degli investigatori è che si tratti di una scelta più configurabile come «possibile forma di favoreggiamento» che «editoriale». Come a dire che quei “compagni che sbaglia(va)no“, continuano a sbagliare.