Mostro di Firenze, l’ennesima svolta su un testimone, una pistola e un Dna. L’inchiesta potrebbe essere riaperta
Non solo via Poma e Simonetta Cesaroni. Potrebbe esserci una svolta in vista anche per i delitti del mostro di Firenze, avvenuti negli anni Ottanta, sui quali non è mai stata raggiunta una verità assoluta, neanche sul presunto killer Pietro Pacciani.
“Cerchiamo la verità, quella vera, con una nuova indagine, e negli atti ci sono tracce finora trascurate per individuare il killer. Chiediamo la riapertura dell’inchiesta sui delitti del mostro di Firenze”. Così l’avvocato Valter Biscotti, che assiste Estelle Lanciotti, figlia maggiore di Nadine Mauriot, la donna francese vittima, insieme a Jean Michel Kraveichvili, dell’ultimo degli omicidi attribuiti al cosiddetto mostro di Firenze, avvenuto a Scopeti, una frazione del comune di Rufina (Fi) l’8 settembre 1985.
Il mostro di Firenze e le due istanze di riapertura dell’inchiesta
Insieme all’avvocato Antonio Mazzeo, in rappresentanza di Daniele Kraveichvili, sorella di Jean Michel Kraveichvili, e di Rosanna De Nuccio, sorella di Carmela De Nuccio, uccisa sempre dal presunto mostro nel 1981, e all’avvocato Vieri Adriani, in rappresentanza di Anne Lanciotti, l’altra figlia di Nadine Mauriot, l’avvocato Biscotti ha presentato alla procura a Firenze due istanze per riaprire le indagini sui duplici delitti che insanguinarono i dintorni del capoluogo toscano tra il 1974 e il 1985.
Il ruolo dell’ex legionario Giampietro Vigilanti
“La prima istanza – si spiega in un comunicato diffuso dai legali – riguarda la richiesta di accesso agli atti del procedimento a carico di Pietro Pacciani, già presentata lo scorso anno, inizialmente concessa e poi negata”. Per quanto riguarda la seconda istanza “è una richiesta di riapertura delle indagini del procedimento già archiviato nei confronti di Giampiero Vigilanti”, un ex legionario, “basata su svariati elementi di interesse investigativo riguardanti questioni in materia balistica, genetica e testimoniale“. I legali fanno presente che nelle istanze viene richiamata espressamente l’attenzione dei magistrati “su una pista riguardante un sospettato presente in un vecchio dossier dei carabinieri, mai approfondita e mai entrato nella famosa lista dei sospettati, un dna presente sulle buste anonime e sulla scena del crimine, una pistola Beretta calibro 22 sparita nel nulla e potenziali testimoni da sentire”.