Mps, il pm Marini in Commissione: il gesto di David Rossi per una “difficoltà psicologica fortissima”
Il procuratore della Repubblica facente funzioni presso il Tribunale di Siena, Nicola Marini, tornato in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi si dice “convinto di aver fatto le cose in maniera lineare e corretta”.
Con il senno di poi tutti sono bravi e informati”, ha continuato precisando che però “bisogna calarsi in quel momento”.
Tutto portava al suicidio, ha osservato Marini, secondo il quale “se il dato e gli indizi mi portano a un indicatore da seguire, io devo seguire quello”.
Bisogna basarsi su “indizi e non su sospetti“, ha sottolineato il pm. Non c’era “nessun aspetto minatorio o minaccia che gravava su Rossi“, ha concluso.
“Da pm mi attengo alle ordinanze (di archiviazione, ndr)”, sottolinea il pm Marini aggiungendo che al momento “le cose stanno in questo modo” e se ci sono “dati e fatti nuovi” la situazione sarà da rivalutare.
E, dunque, “ben venga questo canale di verifica e approfondimento, è possibile che ci siano sfuggiti fatti o che non ci siano stati proposti in precedenza”.
Per Marini, David Rossi era in una “difficolta psicologica fortissima” e “amplificata da una situazione ambientale molto dura perché si trovava a vivere in una banca che era la sua vita e stava per esplodere“, aggiungendo che aveva così “somatizzato” la situazione che lo ha portato, “dal mio punto di vista a un gesto incomprensibile, dettato da un momento di debolezza legato a una sua valutazione sul suo ruolo e sul suo lavoro, aspetti che per lui erano l’essenza della sua esistenza“.
“La nostra ipotesi è un momento di grande debolezza” in cui “aveva visto franare sotto di sé tutto il mondo che si era costruito, si era visto perso”, continua.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, i fazzolettini non sono stati “analizzati perché il medico legale non lo ha ritenuto utile“.
“Il sequestro dei fazzolettini era finalizzato all’utilizzo da parte del medico legale nelle valutazioni che dovevano essere fatte – sottolinea inoltre Marini – Il medico legale, nel maggio 2013, ha depositato la consulenza tecnica e non ci sono state richieste da parte del consulente di parte per analizzarli”.
A questo punto il “collega ha deciso di distruggere” i fazzolettini, ha ricordato il pm Marini aggiungendo però che la decisione è stata presa nell’ottica in cui non si era reso necessario un utilizzo “non per sottrarre qualcosa al processo”.